FEBBRE SUINA DEL 1976 E VACCINAZIONI FORZATE. LA STORIA SI RIPETE

giovedì 23 luglio 2009

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DI FRANCESCO COLAFEMMINA

La febbre suina del 1976 è un episodio racchiuso negli archivi della storia delle presunte pandemie. Questo ceppo influenzale appariva stranamente molto simile alla pericolosa spagnola del 1918: una coincidenza che finì per creare il panico soprattutto negli Stati Uniti. La domanda da porsi è infatti: dove e come si diffuse questo terribile virus? La risposta è semplicissima: come già fu per la Spagnola (i cui primi casi furono riscontrati a Fort Riley in Kansas), anche la febbre suina del '76 nacque all'interno di una base dell'esercito americano nel New Jersey, Fort Dix. Una recluta morì appena dopo aver avvertito i sintomi dell'influenza nel gennaio 1976, ed altre quattro furono colpite da questa intensa forma di influenza. La concomitanza di un'altra influenza stagionale che durò sino al marzo del '76, indusse il Presidente Ford ad ordinare la vaccinazione di massa negli Stati Uniti. Il programma di immunizzazione cominciò il 1 ottobre 1976 e fino all'11 ottobre era stato vaccinato circa un terzo della popolazione (il 24%). Fu allora che tre anziani morirono a causa degli effetti collaterali del vaccino.



La notizia si diffuse ma nonostante tutto solo il 16 dicembre la vaccinazione fu bloccata: il 33% della popolazione era stata vaccinata. Più di 500 furono i casi di sindromi di paralisi neuromuscolari, più di 25 i morti, quasi 4000 le richieste di danni avanzate alla Pubblica Amministrazione da privati cittadini che avevano subito il vaccino. E l'influenza scomparve nello stesso nulla dal quale era sopraggiunta L'11 aprile 1979 la CBS nella sua famosissima trasmissione "60 Minutes" affrontò la questione della vaccinazione di massa e le sue conseguenze sulla salute pubblica. In effetti quell'episodio del 1976 si rivelò frutto di un allarmismo estremo, se non proprio di una strategia ben meditata (qui trovate la trascrizione completa della trasmissione).Poniamoci una domanda a caso: chi era il Capo di Gabinetto del Presidente Ford? E chi il Vice Capo di Gabinetto? Non avete indovinato? Rispondo subito: erano un tal Donald Rumsfeld ed un altro tal Dick Cheney. Ma che casualità!
Donald Rumsfeld è stato Presidente della "Gilead Sciences", la società che ha brevettato il Tamiflu, dal 1997 al 2001. E nell'attuale Consiglio di Amministrazione siedono un ex segretario di Stato (George Shultz), il cofondatore della Intel (Gordon Moore) e la 5a presidentessa del Council for Foreign Relations (Carla Anderson Hills). Bel trio, no? Rumsfeld è ancora azionista della Gilead che dopo aver ceduto il brevetto alla Roche, trattiene il 10% di royalties sulle vendite.

Nel 2006 fu varato dall'amministrazione Bush il Piano Strategico di Prevenzione dell'Influenza Pandemica. Il piano prevedeva l'acquisto dell'80% di scorte di Tamiflu e del 20% di scorte di Relenza (un competitor del Tamiflu). A questo punto fermiamoci un attimo. Gilead Sciences? Non trovate che questo nome sia poco convincente? Gilead? Che significa in ebraico Gilead? Significa "testimonianza", è la collina divisa storicamente fra Giordania e terra di Sion. E' citata più volte nella Bibbia come il luogo in cui si rifugiavano molti patriarchi. Galaad (sua traslitterazione alternativa) è il luogo in cui fuggono Giacobbe, Davide e l'intero Israele. Luogo di salvezza e di testimonianza. Forse - azzardiamo - il luogo in cui si rifugeranno coloro che conservano la salvezza, l'antidoto alla pandemia? Chissà, le coincidenze sono comunque inquietanti.

Veniamo però alla "nuova influenza". Anch'essa nasce in maniera alquanto strana. Se in un altro articolo ho dimostrato chiaramente che il contagio è nato negli Stati Uniti (non in Messico) e precisamente nella zona di San Diego, non stupirà sapere che a San Diego c'è il U.S. Naval Health Research Center (NHRC) che collabora assieme al Trudeau Institute alla ricerca di un vaccino contro una probabile pandemia da aviaria. E non stupirà neppure sapere che il 19 Ottobre 2008 i capi di Stato Maggiore di USA, Francia, Inghilterra, Germania ed Italia si sono riuniti a Lake Placid (New York), località in cui ha sede il suddetto Trudeau Institute. Per discutere su cosa? Secondo un comunicato frettolosamente rilasciato si doveva discutere di Afghanistan... peccato però che nè Francia, nè Germania abbiano truppe in Afghanistan. E poi perchè riunirsi nella località in cui si studia un vaccino per difendere i militari in caso di pandemia?
Basta leggere il sito dell'Istituto per documentarsi sulla questione.

A questo punto non possiamo pronosticare il futuro. Di certo però la questione è estremamente poco chiara ed il sospetto è che questo virus fabbricato in laboratorio venga diffuso quale sedativo della crisi economica, un sedativo che potrebbe essere utile a decimare un po' di popolazione umana ed a riassestare il sistema internazionale ormai scricchiolante. Forse viene considerata una soluzione meno distruttiva di una guerra. O si tratta semplicemente di un mezzo per arricchire talune elites (leggi case farmaceutiche), impaurire le masse ed accrescere il controllo su di esse. Di sicuro, comunque, almeno il 90% dei giornalisti (italiani e non) dovrebbe cambiare mestiere, dopo l'evidente assenza di informazione su uno scandalo dalle proporzioni colossali.

Francesco Colafemmina
22.09.2009

Cosa farei se avessi il cancro

martedì 7 luglio 2009

COSA FAREI SE AVESSI IL CANCRO del Dr. Julian Whitaker, M.D.
Metodi alternativi alla tradizionale cura del cancro.

Cancro! Forse nessun altra diagnosi è più temuta. Tuttavia molte persone temono le opzioni di trattamento tanto quanto la malattia stessa – e a ragione! La terapia convenzionale contro il cancro è tossica e disumanante – e tutto sommato- non funziona. Il suo affidamento a metodi aggressivi, invasivi e tossici quali la chirurgia, la chemioterapia e la radioterapia è basata sull’errato paradigma che il corpo deve essere purgato dal cancro in qualsiasi modo possibile. Ciò poteva sembrare ragionevole nel 1890 quando il Dr. William Halstead eseguì la prima mastectomia radicale, ma si è dimostrato così sbagliato nel corso dell’ultimo secolo che continuare a credere in questi metodi rappresenta più un atto doloso che un onesto errore.
In questo articolo, non andrò a dire cosa dovreste fare se aveste il cancro; solo voi potete prendere quella decisione. Comunque vi dirò cosa io farei se avessi il cancro. Ugualmente importante, vi dirò cosa non farei. Per incominciare non accetterei la diagnosi di cancro come una sentenza di morte; non ingoierei qualsiasi cosa i miei medici mi darebbero. Farei delle ricerche di trattamenti alternativi e diventerei l’unico esperto del mio stato di salute. In breve, combatterei per la mia vita con tutti i mezzi a mia disposizione.
Le strategie che adotterei per combattere il cancro sono simili alle strategie che userei per combattere qualsiasi condizione fisica seria come i problemi cardiaci o il diabete: modifiche alla dieta, supplementi nutrizionali mirati ed altre terapie naturali. La bellezza di queste terapie è che possono essere usate insieme a qualsiasi altro trattamento – convenzionale o alternativo - al quale scegliate di essere sottoposto. Insieme daranno al vostro corpo una possibilità in più per guarire se stesso combattendo. Per cominciare diamo un’occhiata alla mia dieta anticancro. continua
http://www.edgarcayce.it/media/Cosa%20farei.htm

ARTURO LABRIOLA: SOCIALISMO D’AVANGUARDIA.

sabato 4 luglio 2009

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Tra gli autori illustri del pensiero socialista italiano, il nome di Arturo Labriola è indubbiamente fra i meno citati. Eppure il pensatore politico napoletano ha traghettato forse per primo all’interno di quello che possiamo considerare il nostro patrimonio culturale, il grande contributo culturale del Socialismo ottocentesco francese di Proudhon e Sorel. Nato nel 1873 a Napoli, Labriola fu uno dei più attivi teorici e agitatori del Socialismo italiano di fine Ottocento.

Accanito e famelico lettore delle opere di Marx ed Engels, fu costretto all’esilio per sfuggire all’arresto, stabilito in seguito ai moti del 1898. Espatriato prima in Svizzera e poi in Francia, cominciò ad avvicinarsi all’opera di Georges Sorèl, proprio nel periodo a cavallo tra i due secoli. Dopo dissidi interni con la direzione Turati, nel 1902 fondò a Milano la rivista Avanguardia Socialista, dalle cui pagine non mancò di manifestare il suo favore all’interventismo e in generale l’affermazione nazionale in senso strategico e geo-politico. L’idea di base del nostro pensatore nel frattempo aveva rivisto criticamente l’impostazione dialettico-materialistica del Marxismo, che nella propria concezione dogmatico-scientifica avrebbe, entro breve, in qualche maniera dominato quasi tutta la cultura comunista italiana ed europea della prima parte del Novecento.

Sostanzialmente vicino alle critiche espresse a Karl Marx, da Proudhon in Filosofia della Miseria e da Sorel in Riflessioni sulla violenza e in Le illusioni del progresso, Labriola ritrova in quel "mito sociale" dell’autogestione operaia priva di mediazioni partitiche e della sua progressiva emancipazione rivoluzionaria in senso tecnico e morale, la costruzione di una rinnovata e grandissima entità sociale definita dall’idea di una Nazione del Lavoro, costruita sulle fondamenta di una nuova concezione nei rapporti produttivi, che preveda la cogestione e la cooperazione tecnica e creativa nel processo industriale. Superando il positivismo tanto nella propria forma plutocratica capitalistica (padrone – operaio – padrone) quanto nella propria forma collettivista marxista (padrone – dittatura proletaria – messianismo collettivista), Labriola intendeva distruggere il Capitalismo e lo sfruttamento del Lavoro ed evitare di scivolare nella riduzione dell’entità sociale ad astratta massa globalizzata e rieducata dalla burocratica e oppressiva costrizione di uno Stato-partito.

Questa idea lo portò a rientrare in Italia nel 1935, dopo la sua fuga all’avvento del Regime fascista nel 1922, sostenendo la causa del Duce e affiancandosi a Nicola Bombacci come collaboratore del mensile La Verità, da lui fondato, edito e diretto. Proprio dalle colonne del periodico divenuto un simbolo per tutta l’ala rivoluzionaria e socialista del Fascismo, Labriola intendeva ribadire quelle che erano le sue tesi di emancipazione di tutte le classi sociali dalla logica del meramente economico-materiale, per realizzare quello Stato Nazionale del Lavoro, quell’Italia proletaria che nella Repubblica Sociale avrebbe trovato, pur per pochissimo tempo e in tragiche coincidenze storiche, la propria massima concretizzazione.

La socializzazione dell’economia rappresentò non solo quella che Bombacci stesso definì la riscossa operaia e contadina più autentica, completando ciò che il bolscevismo aveva solo iniziato ma mai concluso, ma anche l’affermazione di un nuovo modo di concepire l’economia, secondo una visione che mettesse al centro dell’attività l’uomo ed i suoi bisogni, la comunità nazionale e le sue necessità. Proprio negli anni Trenta, il socialista napoletano, evidenzierà come al centro dell’iter dello sfruttamento si trovino gli accumuli finanziari del grande capitale, le concentrazioni geopolitiche, l’abbassamento delle tutele e la disgregazione etnica delle comunità nazionali e tradizionali.

A distanza di settanta anni possiamo dire che ci aveva proprio azzeccato.

Associazione Culturale Tyr Perugia, www.controventopg.splinder.com

L'inferno sudafricano, il martirio delle donne bianche

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http://www.facebook.com/group.php?gid=57660596363

In 2006 there were 55,000 reported rapes in South Africa. Official estimates are that there are an additional 450,000 rape cases that go unreported.

This means that on average approximately 1,300 women can be expected to be raped every day in that country.

A study by Interpol, the international police agency, has revealed that South Africa leads the world in rapes. According to their figures, a woman is raped in South Africa every 17 seconds, 75% of whom will be gang raped and 95% of whom will contract the aids virus as a result. This does not include the number of child rape victims.

Interpol said it estimated that one in every two women in South Africa would be raped and that Black male on White female rapes in particular, constituted a vastly disproportionate figure when compared to the actual number of White females in the country to Black males.

In addition to the crime of rape such victims are often subjected to appalling levels of violence, intimidation and profound humiliation.

Incidences recorded by the South African bureau of national crime statistics include cases where victims are often tortured and humiliated both before, during and after rape in ordeals which involve boiling water being forced down women's throats, parts of the female body such as breasts, genitalia, skin, scalp, nose, ears, teeth and eyes being deliberately hacked out and women being literally roasted alive in petrol.

In one incident an ambulance was falsely called out to a part of Johannesburg where not even the police go unarmed. The ambulance was then ambushed by a criminal gang, the ambulance driver and paramedics (one of whom was White female) abducted and tortured and then forced to have sexual intercourse with each other at gun point for the amusement of their captors before being shot execution style.

According to the South African bureau of national crime statistics 48% of all rape incidences initiated by domestic breaking and entering, resulted in the victims leg or/and ankle tendons being slashed in order to prevent escape, leading to long term paralysis on the part of the victim.

Despite these shocking ("official") statistics South Africa's new ANC President, the Black racist nutter Jacob Zuma, who is himself guilty of rape, sexual assault, fraud, perjury and embezzlement and who confidently claims that one shower can cure you of aids, has plans to disarm EVERY WHITE PERSON IN THE COUNTRY BY FORCE, making them practically defenceless.

This has got to stop! The White population must seize control of the countries arms and rise up against the state, declaring their independence!

Il “Maelstrom” di Obama

venerdì 3 luglio 2009

Obama getta la maschera dell’Arlecchino buono e mette l’elmetto da Comandante…

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Obama: gli Stati Uniti fermeranno lo sviluppo di armi nucleari iraniane

Il presidente Usa: «Un Iran dotato dell’atomica darebbe il via una corsa agli armamenti in Medio Oriente»

WASHINGTON (USA) – Gli Stati Uniti sono determinati a fermare lo sviluppo di armi nucleari iraniane. Lo ha detto il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, in un’intervista all’Associated Press. «Un Iran dotato di armi nucleari innescherebbe una corsa agli armamenti atomici in Medio Oriente, cosa che si potrebbe tradurre in un potenziale disastro» ha spiegato Obama.

RAPPORTI CON LA RUSSIA – Obama si è poi soffermato sui rapporti tra Stati Uniti e Russia e in particolare sulla figura dell’attuale primo ministro russo e vero e proprio leader ombra, vale a dire Vladimir Putin. «Putin conserva ancora molto potere. E’ un uomo che mantiene un piede nel vecchio modo di fare affari e uno nel nuovo» ha detto Obama che sarà in visita a Mosca prima del G8.

BIDEN – Negli stessi minuti in cui parlava Obama il vicepresidente Joe Biden giungeva a Bagdad per una visita a sorpresa nella capitale iraniana. Biden si è detto «Ottimista» sul futuro dell’Iraq ma ha poi spiegato che «Molto lavoro resta ancora da fare».

02 luglio 2009(ultima modifica: 03 luglio 2009)

Afghanistan, 4mila marines all’attacco

Il comando Usa: «La più grande operazione aerotrasportata dai tempi del Vietnam»

KABUL – Le forze Usa hanno lanciato l’offensiva «Colpo di spada» nel sud dell’Afghanistan, in quella che è stata definita la più grande operazione aerotrasportata dei Marines dai tempi della guerra nel Vietnam. Nella notte quasi 4.000 fra marines e altri militari americani e 650 soldati e poliziotti afghani sono penetrati a sud della valle del fiume Helmand, una roccaforte dei talebani. L’attacco, appoggiato dagli elicotteri e da una cinquantina di aerei, è la prima grande operazione dei marines dall’arrivo di 21mila rinforzi voluti da Barack Obama in vista delle elezioni presidenziali del 20 agosto.

FEUDO DEI TALEBANI – La valle dell’Helmand, ricca di coltivazioni di grano e soprattutto di oppio (da lì arriva metà della produzione afghana) , è un feudo dei talebani che hanno resistito per anni agli attacchi delle forze Nato guidate dalla Gran Bretagna. Nella regione sono arrivati negli ultimi due mesi 8.500 marines. L’operazione «Khanjar» (questa la parola afghana per colpo di spada) si propone di strappare rapidamente posizioni ai talebani che poi saranno consolidate e difese. «Dove andremo, resteremo», ha assicurato il generale Larry Nicholson, che guida la brigata Afghanistan dei marines. Insomma, non si dovrebbero ripetere gli errori di fine 2006, quando l’offensiva britannica nel distretto di Musa Qala si concluse in una vittoria dei talebani che nel febbraio 2007 recuperarono il controllo della città e vi insediarono un loro governo. Con l’avanzata da terra e dall’aria verso i villaggi in cui sono asserragliati i guerriglieri, per i Marines si profila la più grande battaglia dai tempi di Falluja, la roccaforte dei ribelli iracheni assediata e conquistata nel novembre 2004.

IL RAPIMENTO- Intanto i talebani hanno rivendicato il sequestro di un soldato americano scomparso da martedì e tre militari afgani. «Stiamo facendo tutto il possibile per riportarlo a casa. È stato rapito da forze estremiste», ha detto il portavoce delle forze armate americane Elizabeth Mathias. Nessun dettaglio, però, sul rapimento «per garantire l’incolumità del soldato». Il capitano ha negato che ci sia un collegamento tra il sequestro e l’operazione americana nel paese.

http://msdfli.wordpress.com/2009/07/03/il-maelstrom-di-obama/

La Verità su Scientology

Sulla Morte di Haider

La verità sul risveglio collettivo e la coscienza di massa

dal canale youtube:donar88

Michael Jackson fine di un uomo di plastica

giovedì 2 luglio 2009

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E’ morto Michael Jackson. Un uomo che ha cercato di cambiare pelle, sospettato indagato e processato per pedofilia (assolto tra moltissimi dubbi),fobico al punto tale da aver paura di stringere la mano alla gente poichè temeva di contrarre malattie, padre imbelle e imperito: vi ricordate quando fece pendolare il figlio neonato dal balcone di casa?
Eppure,aveva tutto quello che la folla moderna brama di possedere: successo, fama internazionale e soldi, tantissimi soldi, e c'è chi lo piange si strappa i capelli e addirittura si uccide ( dodici suoi fans si sarebbero suicidati) per quest'uomo di plastica, emblema del consumismo e della degenerescenza della civiltà occidentale.
Per lui vale ciò che disse Debord circa la società dello spettacolo: "Coloro che hanno permesso che delle loro vite si facesse uno scempio, non hanno nessun diritto ad essere trattati caritatevolmente."
Piangiamo invece gli onesti operai morti per incidenti sul lavoro, per i bimbi palestinesi vittime del sionismo, per chi ogni giorno si batte e sacrifica la sua vità per la verità.

Le ragazze italiane

di Julius Evola

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[...] La donna mediterranea, quasi senza eccezione, ha la propria vita orientata nel modo più unilaterale e, diciamo pure, più primitivo verso l’uomo. Noi siamo ben lungi dall’esaltare la donna mascolinizzata o la “compagna”: fatto è però che la donna mediterranea trascura quasi sempre di formarsi una vita propria autonoma, una sua personalità, indipendentemente dalla preoccupazione del sesso, tanto da potersi permettere poi, nel campo del sesso, quella libertà, e mantenere in esso quella spregiudicatezza unita a linea, che si riscontrano, ad esempio, in una berlinese, in una viennese, in una danese.

La vita interiore della gran parte delle nostre ragazze si esaurisce, invece ed appunto, nella preoccupazione pel sesso e per tutto ciò che può servire per ben “apparire” e per attrarre l’uomo nella propria orbita. È così che noi vediamo spesso donne e giovanissime, tenute ancora dalla famiglia in una specie di recinto di protezione, tutte pittate ed attrezzate come, nei paesi del Nord non lo sono nemmeno le professionals. E basta esaminarle un momento per accorgersi che, malgrado tutto, l’uomo e i rapporti con l’uomo sono l’unica loro preoccupazione, tanto più palese, per quanto è mascherata da ogni specie di limitazioni borghesi ovvero da una sapiente, razionalizzata amministrazione dell’abbandono. Al che, subito si aggiungono complicazioni ben comprensibili, data la corrispondente attitudine dell’uomo.

Si può vedere ogni giorno, in una via di grande città, che cosa succede quando una ragazza appena desiderabile passa dinanzi ad un gruppo di giovani: questi la scrutano e la seguono con lo sguardo “intenso”, come se fossero tanti Don Giovanni o degli affamati tornati dopo anni di Africa o di Artide; l’altra mentre nelle pitture, nell’incedere, nelle vesti e così via non fa mistero di tutta la sua qualificazione femminile, affetta un’aria di sovrana indifferenza e di “distacco” (anche quando si tratta di una mezza calzetta, ove sarebbe difficile trovar dell’altro, oltre la qualità biologica di esser nata, per caso, donna); tanto che l’osservatore di simili scenette è portato a chiedersi seriamente se l’una e gli altri non abbiano davvero nulla di meglio da pensare per compiacersi di una simile commedia.

Col carattere immediato e, diciamo pure, grezzo delle sue inclinazioni erotiche, un certo tipo umano, purtroppo da noi molto diffuso, allarma la donna, la mette sulle difese, favorisce ogni specie di complicazioni dannose: dannose, in primo luogo, proprio per lui. La donna, mentre da un lato non pensa che a possibili rapporti con l’uomo e all’affetto che essa può produrre sull’uomo, dall’altro si sente come una specie di preda desiderata e inseguita, che deve star bene attenta ad ogni passo falso e “razionalizzare” adeguatamente ogni relazione ed ogni concessione.

Ma a parte queste circostanze esteriori, di cui ha colpa l’uomo, devesi accusare un atteggiamento effettivamente falso proprio ad un diffuso tipo femminile. Si può affermare che, nel 95% dei casi, una ragazza può aver già detto interiormente “si”, ma che essa si sentirebbe avvilita nel comportarsi risolutamente di conseguenza, senza sottoporre l’uomo a tutta una trafila di complicazioni, ad una via crucis erotico-sentimentale. Temerebbe, altrimenti di non esser considerata come una “persona seria” o “per bene”, laddove da un punto di vista superiore, proprio una tale insincerità e artificialità sono segno di poca serietà. Su base analoga si svolge la prassi ridicola di flirts, il rituale dei “complimenti”, del “fare la corte”, della obbligata “galanteria” del “forse che si, forse che no”. E che in tutto ciò l’uomo non si senta offeso nella sua dignità, quasi come per una prostituzione psichica che, alla fine, dovrebbe fargli chiedere si le jeu vaut la chandelle - ciò dimostra l’influenza che sul nostro sesso hanno componenti razziali poco felici.

Ciò che una donna potrà essere conformisticamente e, diciamo così, su di un piano naturalistico, come “sposa” e “madre”, qui non entra propriamente in discussione. Certo è però che, sotto ogni altro riguardo, la ragazza italiana molto avrebbe bisogno di esser “rettificata” secondo uno stile di sincerità, di chiarezza, di coraggio, di libertà interiore. Cosa naturalmente impossibile, se l’uomo non la aiuti, in primo luogo facendole sentire che, per quanto importanti, amore e sesso non possono avere che una parte subordinata rispetto a più alti interessi; in secondo luogo, smettendola di atteggiarsi continuamente come un Don Giovanni o come una persona, che mai abbia visto una donna: perché, in via normale, dei due è la donna che deve cercare e chiedere l’uomo, non viceversa. [...]

Il Veltro allegorico di Dante

Carlo Troya

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Nello stesso anno in cui veniva alla luce Federico di Svevia, un misterioso costruttore di cattedrali affiliato alla corporazione dei Magistri Comacini raffigurava sul Battistero di Parma il profilo di un cane levriere. E’ infatti con l’immagine di un veltro che termina lo zooforo antelamico, cioè la sequela di settantanove figure che circonda l’edificio e che ci presenta, tra i vari “animali fantastici”, anche quei tre in cui si imbatterà l’Alighieri: la lonza, il leone, la lupa. Dante, come è noto, si smarrisce nella “selva oscura” oltre un secolo dopo; ma sia gli animali che ostacolano il suo cammino sia il Veltro preannunciatogli da Virgilio sono già presenti sul Battistero parmigiano.

Del rapporto che intercorre tra l’opera dell’Antelami e la dottrina del Santo Impero ci siamo già occupati altrove (1). Qui vorremmo invece ricordare come negli ambienti ghibellini del territorio compreso tra Parma e Reggio l’antroponimo Veltro sia attestato fin dal 1246: lo portò (e lo trasmise a uno dei suoi figli) il libero signore del Castello e della terra di Vallisnera, condomino nelle Valli dei Cavalieri, quel Veltro da cui discendono i rami dei Vallisneri fino ai giorni nostri (2). D’altronde, la figura di un veltro compare nello stemma della famiglia, che viene descritto così: “D’oro alla fascia di rosso caricata dal veltro corrente d’argento, collarinato d’oro, accompagnata in capo da una stella rossa” (3).

Non è dunque il caso di insistere ulteriormente sul rapporto del Veltro con l’idea dell’Impero e col ghibellinismo. Se mai, ci si può interrogare circa le basi su cui tale rapporto si fonda.

Aroux, che identifica il Veltro con Can Grande della Scala, spiega che il nome Can “si prestava a una duplice allusione, nel senso di cane da caccia, veltro, nemico della lupa romana, e nel senso di Khan dei Tartari” (4). Si trattava insomma di “quel Khan che, nato all’estremo opposto dell’Eurasia, era storicamente riuscito a riunificarla quasi tutta in un unico gigantesco Impero, facendosi contemporaneamente riconoscere quale somma Autorità spirituale dai vertici degli essoterismi taoista, buddista, islamico e financo cristiano nestoriano” (5). Scrive altrove Aroux: “Questi Tartari, sempre secondo Yvon (di Narbona, n.d.r.), consideravano i loro monarchi come degli dèi, principes suorum tribuum deos vocantes (…) Secondo lui, questi stessi Tartari, ai quali all’epoca ci si interessava tanto, “avevano scelto come capo uno dei loro, che fu innalzato su uno scudo ricoperto con un pezzo di panno, su un povero FELTRO fu levato, e chiamato Kan (…) fu chiamato Cane, che in lor linguaggio significa imperadore. (…) Non bisogna dunque stupirsi troppo dei nomi bizzarri di Mastino e Cane, dati a quei Della Scala che dominavano sulla Lombardia e che i ghibellini riconoscevano come loro capi. Quello di Veltro non è che un sinonimo (…)” (6).

Riprendendo l’interpretazione di Aroux, Guénon aggiunge che, “in diverse lingue, la radice can o kan significa ‘potenza’, il che si collega ancora allo stesso ordine di idee” (7); inoltre Guénon fa notare (8) che al titolo turco-tataro di Khan equivale quello latino di Dux, applicato al Veltro dallo stesso Dante:

…un cinquecento diece e cinque,
messo di Dio, anciderà la fuia
con quel gigante che con lei delinque.
(Purg. XXXIII, 43-45).

Trasformato in Cane e quindi in Veltro, il titolo di khan venne dunque trasferito tanto sulla figura archetipica del monarca universale quanto su alcuni personaggi storici di parte ghibellina.

Oltre a Can Grande della Scala, che a questo proposito è forse il più citato, altre personalità sono state identificate con il Veltro dantesco, per via della loro maggiore o minore rispondenza alle caratteristiche essenziali dell’archetipo. Ci limitiamo a menzionarne tre: Enrico VII di Lussemburgo, Ludovico il Bavaro e Uguccione della Faggiola.

Enrico VII, “l’alto Arrigo”, nel Paradiso dantesco viene rappresentato in termini di perfetta coincidenza con l’archetipo imperiale, come è stato magistralmente messo in evidenza da Vasile Lovinescu:

“In mezzo al ‘convento’ della milizia santa, quindi nella terza cinta, si trova il trono dell’alto Arrigo, sovrapposto al Motore Immobile, in stato di identità con esso. Enrico VII, in un tale stato di identità, rappresenta direttamente nell’universo il Motore Immobile e quindi è il centro immanente del mondo; e per via di una traslazione discendente lungo l’Asse polare, è anche il centro di un gruppo di monaci cavalieri. Dunque, può essere soltanto l’esponente del potere regale? Quanto fosse effettivo Enrico VII, non ha importanza. L’importante è che la funzione di Imperatore romano per certi “conventi” del Medio Evo rappresentava ambedue i poteri grazie alla sua continuità con la funzione del Cesare romano, che era al contempo Pontefice Massimo e Imperator” (9).

Dante. 'La Divina Commedia' illustrata da Flaxman Quanto a Ludovico il Bavaro, “che quando fu eletto parve uomo valoroso e franco a Giovanni Villani, dovette maggiormente parerlo a chi stava esule dalla patria aspettando con bramosia e impazienza, novità e avvenimenti che dessero vittoria alla propria parte abbassata” (10). Esule dalla patria, Dante morì sette anni dopo che Ludovico, nel 1314, era diventato re di Germania, suscitando quelle aspettative di restaurazione imperiale che la “parte abbassata” dei ghibellini continuò a nutrire anche in seguito. Infatti, come riferisce il cronista guelfo, “negli anni di Cristo 1326, del mese di Gennaio per cagione della venuta del duca di Calavra in Firenze, i Ghibellini e’ tiranni di Toscana e di Lombardia e di parte d’imperio mandarono loro ambasciadori in Alamagna a sommuovere Lodovico duca di Baviera eletto re dei Romani, acciocché potessono resistere e contrastare alle forze del detto duca e della gente della Chiesa, ch’era in Lombardia” (11).

Il 31 maggio 1327 Ludovico cinse la Corona Ferrea, sicché “incontanente, e in quello medesimo tempo, si commosse quasi tutta Italia a novitade; e’ Romani si levarono a romore e feciono popolo (…) e mandarono loro ambasciadori a Vignone in Proenza a Papa Giovanni, pregandolo che venisse colla corte a Roma, come dee stare per ragione; e se ciò non facesse, riceverebbono a signore il loro re de’ Romani detto Lodovico di Baviera; e simile mandarono loro ambasciadori a sommuovere il detto Lodovico chiamato Bavaro” (12).

L’anno successivo Ludovico il Bavaro venne incoronato imperatore; ma non dal papa, bensì dal popolo romano, perché aveva abbracciato la dottrina di Marsilio da Padova.

Uguccione della Faggiola (1250 circa-1319) fu un celebre capo ghibellino della Toscana, al quale Dante avrebbe inviato l’Inferno nel 1307. Dopo aver ricoperto per cinque volte la carica di podestà, dal 1309 al 1310 fu signore di Arezzo, podestà e capitano di guerra di altre città, vicario di Enrico VII a Genova e finalmente, nel 1313, signore di Pisa; a Pisa e poi anche a Lucca esercitò un potere assoluto. Nel 1313 sconfisse i guelfi a Montecatini, ma nel 1316 una ribellione lo costrinse ad esulare, sicché trascorse gli ultimi anni della sua vita al servizio di Can Grande della Scala.

L’identificazione del Veltro dantesco con Uguccione della Faggiola venne sostenuta da Carlo Troya in un saggio intitolato Del Veltro allegorico di Dante, che fu pubblicato nel 1825 a Firenze “presso Giuseppe Molini, all’insegna di Dante”. Totalmente ignorato dalle storie della letteratura attualmente in uso nei licei, Carlo Troya svolse nondimeno un ruolo di un certo rilievo nella cultura italiana del secolo scorso, per cui riteniamo opportuno tracciare un sommario profilo della sua vita e della sua opera.

Luigi Valli, Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore Nato a Napoli il 7 giugno 1784 da famiglia devotissima ai Borboni, nel ‘98 il giovane Carlo fu portato in Sicilia dal padre, medico di corte che seguì re Ferdinando nella fuga. Rientrato a Napoli nel 1802, cominciò a maturare orientamenti liberali, sicché nel ‘20 diventò redattore della “Minerva napolitana” e nel ‘21 fu nominato intendente in Basilicata. Condannato all’esilio dalla reazione del ‘24, si rifugiò in Toscana, dove visitò luoghi storici, archivi e biblioteche alla ricerca di memorie dantesche. Nacque così lo studio Del Veltro allegorico di Dante, condotto secondo un procedimento metodologico di tipo muratoriano che viene riassunto dallo stesso Troya nei termini seguenti: “Delle tante specie che vi sono di storie la mia vocazione, la tenuità del mio ingegno e la mia prima istituzione mi hanno fatto scegliere e amare la specie di storia che chiamerei empirica, quella cioè di narrare i fatti quali risultano dai documenti che io credo veri” (13).

La pubblicazione del Veltro allegorico di Dante scatenò una serie di indignate reazioni, che valsero all’autore i titoli non ingiustificati di “papista” e di “guelfo”. Infatti la tesi di Troya, come la troviamo riassunta in una lettera al padre del 24 dicembre 1824, è che Dante “inasprito dall’ingiusto esilio divenne così furioso ghibellino come prima era stato ardentissimo guelfo: ma la storia di quel ghibellino serve a far conoscere quali erano le massime, quali i ragionamenti, quali le speranze di quella fazione assai meglio che tutte le croniche di quel secolo”.

In tale interpretazione agivano indubbiamente quelli che oggi chiameremmo “pregiudizi ideologici”, ovvero, se si preferisce, “suggestioni di carattere patriottico, nobilissime quanto si vuole ma fuorvianti, che indebitamente trasferiscono (come in tanta parte della critica dantesca del primo Ottocento) le idealità del tempo nella storia del passato” (14). Tant’è vero che Troya non perdonò a Dante di aver sollecitato l’intervento dello “straniero”: “Per me, - scriveva a G. Pepe il 4 agosto 1827 - dicano di me quel che vogliano; io griderò sempre anatema a chiunque chiamò lo straniero in Italia o il patì: sia frate egli, papa, chierco, barone o qualunque altro. Ma più di qualunque papa e chierco o barone mi sembra colpevole un fiorentino, che sortì una patria e che abusò dell’ingegno in favore dello straniero”.

Il 12 marzo 1826, in un periodo in cui Troya stava viaggiando in varie parti d’Italia in compagnia di Saverio Baldacchini e Giuseppe Poerio, gli venne revocato il bando d’esilio; tuttavia non tornò subito a Napoli, ma preferì proseguire il suo lungo viaggio di studio e proseguire le sue ricerche nelle biblioteche.

Fu così che nel 1832 poté dare alle stampe un’altra opera di esegesi dantesca, arricchita di numerosi documenti, Del Veltro allegorico dei ghibellini, dove il Veltro perdeva quei contorni così individualizzati che aveva ricevuti nel saggio precedente: “Se Dante non seppe o non volle dire qual fosse il suo ‘Veltro’, tal sia di lui: a me basta l’aver mostrato che prima Uguccione della Faggiola e poi Castruccio Castracani furono dopo l’esilio di Dante i ‘Veltri dei ghibellini’, e massimamente di Fazio degli Uberti e degli altri Bianchi usciti di Firenze” (ivi, p. 147).

Dall’età di Dante, gli interessi storici di Troya si spostarono più indietro, a Carlo Magno e all’Europa barbarica. Della monumentale Storia d’Italia nel Medioevo, che sarebbe dovuta arrivare fino al Trecento, ma si interruppe al periodo longobardo, uscì a Napoli nel 1839-43 il primo volume, Apparato alla storia d’Italia, che studia i Popoli barbari avanti la loro venuta in Italia e contiene altresì un Discorso delle condizioni dei Romani vinti dai Longobardi e della vera lezione di alcune parole di Paolo Diacono. Nel 1844, anno in cui Troya rientrò a Napoli e vi fondò la Società storica, andò in stampa il secondo volume, che riguarda Eruli e Goti e reca tre appendici sui Fasti getici o gotici, daco-getici-normanni e visigotici.

Durante l’effimero governo costituzionale iniziato il 16 febbraio 1848, Troya tenne sul giornale liberale “Il Tempo” una rubrica Intorno alla storia e alle questioni politiche della Sicilia; dal 3 aprile al 15 maggio ricoprì la carica di presidente del consiglio dei ministri. La reazione non gli procurò nessun disturbo. “Troya? - motteggiò Ferdinando II - Lasciatelo stare nel Medioevo!” E nel Medioevo lo studioso rimase tranquillo fino alla morte, avvenuta il 28 luglio 1858.

Nel 1851 la sua Storia d’Italia era giunta al terzo volume, intitolato Greci e Longobardi. Il quarto, uscito postumo nel 1852-55, riporta il Codice diplomatico longobardo, arricchito di Note storiche, osservazioni e dissertazioni, ordinate principalmente a chiarire la condizione dei Romani vinti dai Longobardi e la qualità della conquista.

La concezione neoguelfa della Storia d’Italia si manifesta essenzialmente nel giudizio sulla “necessità” del dominio temporale dei papi, ai quali si deve la nuova civiltà “romano-cristiana”. A tale presa di posizione si ricollega anche la caratteristica antitesi tra Goti e Longobardi: i primi, adorni delle più belle virtù, si sarebbero certamente fusi con la popolazione latina, se non si fossero ostinati nell’arianesimo, mentre i “fedissimi” Longobardi rimasero sempre una casta guerriera che perseguì l’asservimento dei Latini e produsse una profonda divisione sociale e nazionale.

Di Carlo Troya ci restano infine, oltre a un copiosissimo carteggio in gran parte inedito, uno scritto Delle collezioni istoriche più necessarie a chi scrive storia d’Italia, pubblicato nel 1832 sul “Progresso delle scienze, lettere ed arti”, nonché due volumi di Annotazioni a margine degli Annali del Muratori (Napoli 1869-71).

E pensare che c'era chi paventava l'ipotesi che il Veltro fosse Veltroni...

Di Pietro: Pulito con le mani sporche...

Scenata di Di Pietro in aula per l'amicizia tra il Presidente del Consiglio e due giudici della Corte Costituzionale.

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ROMA - La cena tra Silvio Berlusconi, il Guardasigilli Angelino Alfano e i giudici costituzonali Luigi Mazzella e Paolo Maria Napolitano e' stata al centro dell'audizione del ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito. "Il governo Berlusconi non ha organizzato nella casa del giudice Mazzella alcuna riunione", ha detto Vito rispondendo a una interrogazione del leader dell'Idv Antonio Di Pietro e smentendo che durante la cena si fosse parlato del lodo Alfano, da ottobre all'esame della Consulta.

"L'incontro - ha detto - non ha avuto in alcun modo ad oggetto i temi relativi all'agenda della Corte costituzionale né ipotesi di riforma del Titolo IV della Costituzione. Tale riforma compete al Parlamento, anche su iniziativa del governo". "Tranquillizzo gli onorevoli interroganti: le iniziative del governo in materia di Giustizia - conclude Vito - saranno rispondenti al programma presentato al corpo elettorale e che gli elettori hanno premiato".

Risposte che non hanno soddisfatto il leader dell'Italia dei valori che ha definito 'gravissimo' l'episodio sottolineando: 'mina l'immagine e la sacralita' della Corte'. Di Pietro ha chiesto "immediate dimissioni" non solo del ministro Angelino Alfano, ma anche dei due "giudici spregiudicati". Anche il Pd ha definito la cena inopportuna e lesiva del prestigio della Consulta.

Parole che provocano la reazione del ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi che dai banchi gli ha a piu' riprese urlato: 'vergogna'. Anche il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, ha reagito definendo "la violenta aggressione dell'opposizione nei confronti della Corte Costituzionale è un chiarissimo tentativo di delegittimazione e di interferire sulla decisione del Lodo Alfano".

E il giudice costituzionale Luigi Mazzella, in una missiva fatta avere all'Ansa, rassicura l' 'amico di vecchia data' Berlusconi. la cena a casa sua, contestata dal Pd e dall'Idv, non è stata la prima e "non sarà certo l'ultima fino al momento in cui - scrive - un nuovo totalitarismo malauguratamente dovesse privarci delle nostre libertà personali".

"Caro presidente, caro Silvio..." e' questo l'incipit di una lettera aperta di Mazzella che esprime una certezza: "l'amore per la libertà e la fiducia nell'intelligenza e nella grande civiltà degli italiani che entrambi nutriamo ci consente di guardare alla barbarie di cui siamo fatti oggetto in questi giorni con sereno distacco".

ps: Michael Ledeen è stato dichiarato dalla magistratura italiana persona non gradita sul suolo italiano subito dopo la Strage di Bologna, ed è uno dei principali artefici, in funzione filoamericana, delle varie "rivoluzioni colorate" che hanno segnato la sorte di vari paesi dell' Est Europa negli ultimi anni.Pare che tale individuo sia un intimo amico di Di Pietro e che alcuni anni fa lo abbia ospitato negli USA presentandolo (chissà che scena! ) a diversi politici e business-man americani.


fonte: http://www.noreporter.org/index.php?...erni&Itemid=20

Orrore nelle prigioni sioniste, torture elettro-shock contro i bambini palestinesi

mercoledì 1 luglio 2009

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GAZA - L'Associazione dei prigionieri palestinesi ha accusato il regime di TelAviv di commettere nuovi crimini contro i minori detenuti. Tali torture prevedono anche l'uso di elettro-shock e percosse brutali. Secondo l'agenzia Infopal l'associazione ha reso noto, tra gli altri, il caso di Hamza Al-Za'aol, un minorenne sequestrato a maggio con l'accusa di "aver lanciato pietre": le autorità di occupazione hanno usato l'elettro-shock nella prigione di Etzion, dove è detenuto. Il numero di minori rapiti dall'inizio del 2009 è salito a 443, rispetto ai 14 dell'anno scorso.

La Voce del boicottato Ron Paul

IL SALVATAGGIO INTERNAZIONALE CI PORTA PIU' VICINI AL COLLASSO ECONOMICO

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DI RON PAUL
Globalresearch.ca

La scorsa settimana il Congresso ha approvato il disegno di legge sugli stanziamenti supplementari di guerra. Facendo un affronto a tutti coloro che pensavano di aver votato un candidato pacifista, l’attuale presidente invierà altri 106 miliardi di dollari che non abbiamo per continuare lo spargimento di sangue in Afghanistan e in Iraq, senza fare alcun accenno ad un piano per riportare i nostri soldati a casa.
Molti colleghi che votavano con me quando mi opponevo ad ogni richiesta di stanziamenti supplementari di guerra nel corso della precedente amministrazione, ora sembra che abbiano cambiato registro. Io sostengo che un voto per finanziare la guerra sia un voto a favore della guerra. Il Congresso esercita le sue prerogative costituzionali con la forza delle risorse finanziarie, e finché il Congresso continuerà a permettere questi pericolosi interventi all’estero, non c’è alcuna fine all’orizzonte, fino a quando non ci troveremo di fronte al completo collasso economico.

Viste le loro abitudini di spesa, un collasso dell’economia sembra essere lo scopo del Congresso e di questa amministrazione. Sul mercato interno Washington spende impunemente, salvando e nazionalizzando qualunque cosa gli capiti tra le mani, e gli aiuti stranieri e il finanziamento al FMI previsti in questo disegno di legge si possono definire esattamente come un salvataggio internazionale!

Mentre gli americani arrancano nel corso della peggior flessione economica dai tempi della Grande Depressione, questo disegno di legge sugli stanziamenti supplementari fa pervenire 660 milioni di dollari a Gaza, 555 milioni di dollari ad Israele, 310 milioni di dollari all’Egitto, 300 milioni di dollari alla Giordania e 420 milioni di dollari al Messico. All’incirca 889 milioni di dollari verranno inviati alle Nazioni Unite per le cosiddette missioni di “peacekeeping” e quasi un miliardo di dollari verrà inviato all’estero per fronteggiare la crisi finanziaria globale al di fuori dei nostri confini. Quasi 8 miliardi di dollari saranno spesi per contrastare una “potenziale influenza pandemica” che potrebbe portare a vaccinazioni obbligatorie senza alcuna ragione precisa se non quella di arricchire le aziende farmaceutiche che fabbricano il vaccino.

Forse il dato più scandaloso sono i 108 miliardi di dollari di prestito garantito al Fondo Monetario Internazionale. Queste nuovi prestiti garantiti consentiranno a questa rovinosa organizzazione di continuare a spendere i soldi dei contribuenti per sostenere i leader corrotti e favorire delle dannose politiche economiche all’estero.

L’invio al FMI dei soldi dei contribuenti americani non solo danneggia i cittadini degli Stati Uniti ma è dimostrato che danneggia anche coloro che si ha la presunzione di aiutare. Insieme ai prestiti al FMI arrivano anche le necessarie modifiche della politica del FMI, chiamate Programmi di Variazione Strutturale, equivalenti ad un keynesianismo forzato. Si tratta dello stesso modello economico fantasioso che ha messo in ginocchio il nostro paese, e i prestiti al FMI sono il cavallo di Troia per mettere in ginocchio gli altri. Forse il fatto più preoccupante è che i leader delle nazioni destinatarie tendono ad interessarsi più ai desideri delle élite internazionali che ai desideri e ai bisogni delle loro popolazioni. Argentina e Kenya sono solamente due esempi di paesi che hanno seguito gli ordini del FMI e sono caduti nel baratro. Spesso l’FMI consiglia alle nazioni più povere una svalutazione della loro moneta, un’operazione che ha rovinato ripetutamente questi paesi già dissanguati. Esiste anche un lungo elenco di feroci dittatori che l’FMI ha sostenuto candidamente e che ha sostenuto con prestiti che hanno lasciato le loro popolazioni oppresse con enormi quantità di debito sulle spalle senza poter mostrare alcun miglioramento economico.

Facendo pervenire i nostri soldi al FMI stiamo causando nient’altro che malvagità e oppressione globale. Per non parlare del fatto che non esiste alcuna autorità costituzionale nel farlo. La nostra continua presenza in Iraq e in Afghanistan non ci rende più sicuri in patria ma, di fatto, indebolisce la nostra sicurezza nazionale. Mi sono opposto in modo veemente a questo disegno di legge sugli stanziamenti supplementari e sono rimasto costernato nel vederlo approvare con tale disinvoltura.


Il dottor Ron Paul è un membro del Congresso nelle fila del Partito Repubblicano e nel 2008 è stato uno dei candidati alla presidenza degli Stati Uniti d'America.


Fonte: www.globalresearch.ca

I Vishnu-purana descrivono l'Era attuale?

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"La casta prevalente sarà quella dei servi"

"I capi invece di proteggere i loro sudditi, li spoglieranno e sotto pretesti fiscali ruberanno le proprietà alla casta dei mercanti"

"La sanità (interiore) e la legge (conforme alla propria natura) diminuiranno di giorno in giorno finché il mondo sarà completamente pervertito. Solo gli averi conferiranno il rango. Solo movente della devozione sarà la preoccupazione per la salute fisica, solo legame fra i sessi sarà il piacere, sola via al successo nelle competizioni sarà la frode. La terra sarà venerata solo per i suoi tesori minerali"

"La debolezza sarà la sola causa dell’obbedire"

"La razza sarà incapace di produrre nascite divine. Deviati da miscredenti, gli uomini si chiederanno insolentemente: "Che autorità hanno i testi tradizionali? Che sono questi Dei, che è la casta detentrice dell’autorità spirituale? (Brahmana)""

"Il rispetto per le caste, per l’ordine sociale e per le istituzioni (tradizionali) verrà meno nell’età oscura. I matrimoni in questa età cesseranno di essere un rito e le norme connettenti un discepolo ad un maestro spirituale non avranno più forza. Si penserà che chiunque per qualunque via possa raggiungere lo stato di rigenerati e gli atti di devozione che potranno ancora esser eseguiti non produrran no più alcun risultato. Ogni ordine di vita sarà uguale promiscuamente per tutti"

"Colui che distribuirà più danaro sarà signore degli uomini e la discendenza familiare cesserà di essere un titolo di preminenza"

"Gli uomini concentreranno i loro interessi sull’acquisizione, anche se disonesta, della ricchezza. Ogni specie di uomo si immaginerà di essere pari ad un brahmana"

"La gente quanto mai avrà terrore della morte e paventerà l’indigenza: solo per questo conserverà forma (un’apparenza) di culto

"Le donne non seguiranno il volere dei mariti o dei genitori. Saranno egoiste, abiette, discentrate e mentitrici e sarà a dei dissoluti che si attaccheranno. Esse diventeranno semplici oggetti di disfacimento sessuale"

da http://www.centrostudilaruna.it/evolaoscura.html