Crisi economica: tribunale USA accetta casi solo se il querelante fornisce la carta per il procedimento
La crisi economica si fa sentire pesantemente in USA, dove un tribunale dell’Ohio, quello di Morrow County, ha imposto che chi presenta una denuncia debba anche fornire la carta per i documenti legati al procedimento. Infatti, il tribunale non ha abbastanza fondi per acquistare la carta necessaria, ed è anzi piuttosto indietro con i pagamenti ai fornitori, che non si possono permettere di fare ulteriore credito. Da qui la decisione di accollare le spese a chi presenta un caso.
Sembra che la decisione vada in realtà a formalizzare una prassi in corso da diversi mesi, cioè da quando il tribunale è rimasto senza forniture di base e gli “utenti” hanno iniziato a portare la loro carta e cancelleria per consentire l’esame dei loro casi.
da: notizie.delmondo.info
Etichette:
carta,
crisi economica,
documenti,
incredibile,
morrow county,
ohio,
querelante,
tribunali,
usa
0
commenti
Ettore Petrolini, l'indimenticabile Gastone dell'avanspettacolo...
lunedì 30 marzo 2009
Ettore Petrolini-Gastone(1930)
Etichette:
1930,
avanspettacolo,
ettore petrolini,
gastone,
varietà,
vaudeville
0
commenti
Parigi, al Grand Palais in mostra il "Warhol's wide world"
Al Grand Palais di Parigi è esposto, a partire dallo scorso 18 marzo fino al 13 luglio, il "Warhol's wide world". Circa 130 opere del celebre artista Andy Warhol realizzate in serigrafia, alle quali si aggiungono film e documentari. Secondo gli organizzatori della mostra si tratta della prima vera retrospettiva di Warhol dopo quella allestita al Witney di New York nel 1979, "Andy Warhol, Portraits of the 70's".
(Il Bohemien)
Etichette:
andy warhol,
grand palais,
new york,
opere d' arte,
parigi,
paris,
witney museum
0
commenti
Il morso dello Scorpione
sabato 28 marzo 2009
Etichette:
asian girl,
morso,
scorpione,
sedere,
stranezze
0
commenti
Compagno Darwin
Karl Marx ebbe a dire che la teoria di Darwin fornì una base solida al materialismo e di conseguenza al comunismo. Egli espresse la sua simpatia per Darwin dedicandogli Das Kapital, la sua opera principale. Nell'edizione tedesca del libro, scrisse: "Da un devoto ammiratore a Charles Darwin". Insomma,possiamo considerare Darwin, quasi un compagno 'ante litteram'...
(Il Bohemien)
Etichette:
ammiratore,
base,
charles darwin,
compagno,
comunismo,
das capital,
devoto,
edizione tedesca,
evoluzionismo,
il capitale,
karl marx,
materialismo,
scimmia,
simpatia,
solida
0
commenti
David Beckham: 20 mila euro per portarlo a letto
David Beckham: 20 mila euro per portarlo a letto
Donne, avete un sogno nel cassetto e si chiama David Beckham? Non siete le sole! Un gruppo di signore milanesi, secondo Build, avrebbe scommesso 20 mila euro per portarsi a letto il marito di Victoria Adams. Chissà se il plurimilionario giocatore/modello ex Real Madrid e Man U. accetterà la proposta indecente.
(Il Bohemien)
Donne, avete un sogno nel cassetto e si chiama David Beckham? Non siete le sole! Un gruppo di signore milanesi, secondo Build, avrebbe scommesso 20 mila euro per portarsi a letto il marito di Victoria Adams. Chissà se il plurimilionario giocatore/modello ex Real Madrid e Man U. accetterà la proposta indecente.
(Il Bohemien)
Museum of Death Bangkok Thailand
Il Museo della Morte a Bangkok, very freak Thailand...
Etichette:
bangkok,
freak,
morte,
museo,
museum of death,
tailandia,
thailand,
thailandia,
very
0
commenti
Intervallo con Sorpresa...Ah che bella l'Italia...
venerdì 27 marzo 2009
Etichette:
bella,
campania,
immondizia,
intervallo,
italia,
napoli,
pietro domenico paradisi,
sorpresa,
toccata in la,
trash
0
commenti
Pubblicità Regione Toscana
Pubblicità Regione Toscana, spot molto figo con la figa di Luca Toni, godetevelo: Voglio vivere così...
Etichette:
figa,
Luca Toni,
pubblicità,
regione,
spot,
toscana,
Voglio vivere così
0
commenti
BLVD GALLERY...Se passate da Seattle fatevi un giretto
BLVD Gallery (pronounced "Boulevard") is a gallery devoted to the Urban Contemporary aesthetic and the rise of street art and graffiti culture. Noticing a lack of venues for Seattle's vibrant urban art scene, gallerist Kirsten Anderson and curator Damion Hayes along with partners Brian Rauchenbach and Marcus Lalario, decided to join forces and create a full fledged gallery devoted to the burgeoning underground scene, and are dedicated to bringing national and international talent to the city as well as fostering the talented local artists working within the genre. Effective January 1st 2009, BLVD will close it's doors as a physical gallery location. We have decided to take a break and decide what new direction we'll be taking the BLVD brand in the future. We would like to thank everyone who has supported and helped BLVD these past several years.
SITO UFFICIALE: www.blvdart.com
Anémic Cinéma - Marcel Duchamp
Marcel Duchamp (Blainville-Crevon, 28 luglio 1887 – Neuilly-sur-Seine, 2 ottobre 1968) è stato un pittore, scultore e scacchista francese, naturalizzato statunitense nel 1955.
Considerato fra i più importanti e influenti artisti del XX secolo, nella sua lunga attività si occupò di pittura (attraversando le correnti del fauvismo e del cubismo), fu animatore del dadaismo e del surrealismo, e diede poi inizio all'arte concettuale, ideando il ready-made e l'assemblaggio.
Considerato fra i più importanti e influenti artisti del XX secolo, nella sua lunga attività si occupò di pittura (attraversando le correnti del fauvismo e del cubismo), fu animatore del dadaismo e del surrealismo, e diede poi inizio all'arte concettuale, ideando il ready-made e l'assemblaggio.
Etichette:
anémic cinéma,
arte,
arte concettuale,
avanguardia,
cortometraggio,
dada,
film,
futurismo,
marcel duchamp,
surrealismo
0
commenti
Riflessioni sulla Verità o Il Decalogo della Parola
Riflettendo e facendo mio quanto scritto sulla Dottrina delle Idee di Platone, e su alcuni versetti delle Upanishad indù, concordi nel ritenere il mondo sensibile solo una derivazione imperfetta del mondo ideale, sono giunto a conclusione che bisogna trascendere i sensi per scoprire la Verità, e che bisogna soprattutto imparare a pensare per immagini e non per parole, liberandoci quindi dal giogo dell’oggettività e della contingenza della sintassi.
Continuando per Platone l'Iperuranio o mondo delle idee, rappresenta l'aspetto autentico della realtà nella sua totalità dunque la verità, mentre il mondo sensibile, rappresentante il mondo dell'incertezza, in cui nulla si può dire di certo che non sia opinione, è un mondo subordinato al primo, solo il mondo delle idee quindi rappresenta la verità, e la verità si pone in una posizione di superiorità rispetto all'opinione, di per sè relativa.
Poiché dunque, a nessuno di noi è dato di portare la verità in tasca, tranne forse ad alcuni maestri illuminati, tutto ciò che scriviamo, leggiamo, o facciamo è relativo ed irrilevante ai fini della comprensione della Verità, dunque, secondo il mio parere dovremmo imparare a diffidare da talune pubblicità ingannevoli, e soprattutto dai falsi maestri, che si autoconferiscono i crismi di portatori della verità, quando poi nell’oscurità della loro libreria salottiera pensano non già a comunicare la Verità, bensì a come progettare un’opera che sfondi nel mercato, da gettare in pasto alla massa sempre ingannata e sempre ignorante. Come tutti ben sappiamo, ciò che è alla portata di tutti, come ad esempio alcuni libri frivoli ( non faccio nomi, penso avrete già capito), o certa televisione da quattro soldi, è indigesto.
Non mitizziamo quindi un Umberto Eco, o peggio un Moccia , perché di certo, la lettura dei loro testi non ci porterà mai a comprendere la verità, né tantomeno qualcosa che gli assomigli. Sono uomini come noi, o forse anche peggio, perché giunti ormai alla fama, non fanno altro che cullarsi fra titoli onorifici e fatturati astronomici, rinunciando a nuove sfide, perdendosi in fiumi di pedanteria o di indigesto opportunismo nella contemplazione sterile dei loro allori.
A questo punto, farei come Caligola, che fece console il suo cavallo, io conferirei al mio cane la laurea di poeta e letterato.
Tutta la cultura contemporanea, è sterile e pacchiana, capite...? Perché se non si comunica la verità ma una visione distorta di essa scrivere non ha proprio senso, è solo un’inutile spreco d’inchiostro.
Dunque nella mia contorta e perversa mente di giovane apprendista lettore e scrittore, mi chiedo perchè leggere libri su libri se poi questi non ci comunicano niente, lasciandoci sempre a brancolare nel buio dell’ignoranza di significati? Perchè innalzare a simboli di cultura uomini che la cultura l’hanno stuprata e distrutta, e hanno anche ricevuto riconoscimenti per averlo fatto? Voglio anch’io dunque un titolo per quello che sto scrivendo, d’altronde anch’io voglio distruggere la lingua italiana, se mai ce ne fosse ancora bisogno.
Ma vabè seguendo il consiglio di Dante dopo aver guardato il lerciume di questi sedicenti maghi e profeti dello scrivere, passerò oltre...
Dunque vi dirò che la Verità non risiede nell’ordine e nella tecnicità delle parole di un testo, di un libro o di un documento, ma trascende i segni d’inchiostro e le parole vane, gli scarabocchi degli uomini, e si prende gioco di noi standoci innanzi, ma ben coperta dalla coltre di ignoranza che ci separa e ci vuole separati da essa.
Ebbene la Verità, è l’unica cosa per cui vale la pena lottare, e rischiare, e risiede nell’animo di ognuno di noi, e si manifesta in tutto il suo severo splendore quando siamo a contatto delle cose belle e dell’estremo.
Dunque amici miei se dovete comprar libri, comprate solo quelli che aiutino a trascendere la meschinità e la mediocre saccenteria di un fenomeno da baraccone pubblicizzato e strapagato, solo ‘i libri belli’ meritano d’esser letti, il resto è carta straccia, opera di pennivendoli boriosi che niente hanno da spartire con la Verità, e con questo incoraggio me stesso a farlo, anch’io preda spesso e volentieri del male passeggero ( ma molto spesso cronico) della reclàme e di presunti filosofi barbuti ierofanti.
Dunque, in preda a questo impeto collerico di papiniana memoria (lungi da me paragonarmi a Lui, anzi mi inchino al grande maestro) mi scaglio contro l’arte povera di significato, con questo mio disperato‘’Decalogo della Parola’’, donde propongo di distrugger la sintassi e gli schemi ordinari e tediosi per dare nuovi contenuti e nuove forme agli scritti che verranno. Abbattendo la tapineria e l’ordinarietà tipicamente borghese e perbenista dello scrivere forbito ma arido. Non faciamo anche noi come taluni 'avvocati azzeccacarbugli' solo per acquisire un posto al sole, anzi all’ombra di qualche casa editrice famosa, ma continuiamo pazzamente a rincorrere la verità, che si mostra solo quando non ci sono più parole, quando non ci sono più gesti, anche perchè la verità non si può descrivere nè raccontare, ma percepire, intuire, come una rivelazione, un processo alchemico, un’epifania sciamanica in cui il significato prende forma nella trance dei sensi .
Or dunque prepariamo la pira, spargiamo la paglia, appicchiamo un falò; come si faceva un tempo per celare la Verità, noi faremo ora per affermarla, bruciamo tutto, salvo la Verità, perciò bruciamo i best sellers, i mostri sacri, i dizionari, e creiamone di nuovi, ribruciandoli a loro volta quando sarà giunto il loro tempo e l’uomo avrà voglia di giocare con nuove parole. Perchè tutto è gioco, tutto è relativo, tranne la Verità che è una e una sola, e nessun libro potrà mai darcela. Giocare quindi con le parole e con i loro significati, il senso compiuto non esiste, il mondo è illogico, è tutto un gioco di specchi, perciò non facciamo schemi, essi muteranno, non facciamo progetti, non si avvereranno o si avvereranno fra anni, non sforziamoci di creare capolavori, ma diventiamo capolavori, perchè sicuramente, se la verità esiste non ha bisogno di pubblicità o di titoli, ma si lascerà cogliere nella naturalezza voluta del genio.
''Il Decalogo della Parola''
Libertà d'espressione sarà la Legge:
1)Convertitevi alla religione della parola, siate i demiurghi della vocabolo,
gli alchimisti dell'allocuzione, i sacerdoti del logos.
2) La parola dev'esser libera di colpire come la folgore, incendiaria, potente,
tremenda, deve scuotere gli animi e bruciare le carni.
3)La parola dev'esser potenza, potenza della comunicazione, potenza dell'intuizione
espressa a voce.
4)La parola dev'essere scevra da ogni contesto limitante, deve travalicare il
luogo comune, scindere impietosamente la sintassi come lama nel burro.
5)La parola dev'essere veloce, roboante, cadenzata.
6)Essa dev'essere considerata come di per se stessa un' opera d'arte, esentata
dal contesto logico-strutturale del discorso.
7)La parola può anche essere insensata ma emozionante, vivace magnetica,
colorata.
8)Quando parlate dovete sentirvi come Iddio creatore, voi siete i creatori
della parola, col vostro alito infondete vita ai vostri pensieri e ai vostri
non-pensieri, insomma estrinsecate il vostro essere e il vostro non-essere al
momento che la parola è lanciata come un proiettile all'orecchio del vostro interlocutore.
9)Parlare è libertà, parlare rende liberi, scrivere rende liberi, perciò dite e
scrivete di tutto, dai numeri telefonici, alle vostre password internautiche,
dall'indirizzo di casa al passo della Bibbia, dite anche corbellerie, chi ha orecchie
per intendere vi capirà.
10)Manipolate, spezzettate, frantumate e ricomponete tutto,invertite i
significati, create nonsense e neologismi, abstract.
Giovanni Balducci
Etichette:
arte,
decalogo della parola,
inutilità,
iperuranio,
leggere,
libri,
moccia,
platone,
scrivere,
umberto eco,
upanishad,
verità
0
commenti
Buddha Bar Compilation
giovedì 26 marzo 2009
E' uscito Giovedì 12 marzo 2009 la compilation Buddha Bar volume undici. La compilation sarà comprensiva di due cd e sarà in vendita nei migliori negozi di dischi.
BUDDHA BAR COMPILATION tracklist:
Niyaz - iman
The bombay dub orchestra - journey
Riccardo eberspacher - setira
Ayoe Angelica - dr jekyll
Christos stylianou feat. maria latsinou - smell of roses (v-sag dub mix)
Carlos campos e ravin - kiyamah
Nitin sawhney feat. ojos de brujo - shadowland
Mathieu & florzinho - maha-amba
Astyplaz - zaira
Sarma - falling stars
Dj disse & batina bager feat. fred astaire - cheek to cheek
Sunset blvd - loving you
Angel tears - purple orchid
Woolfy vs projections - we were there
Nina & chris present zeep - agua
Serafim tsotsonis - small 2
Mlle caro & franck garcia - mon ange
Bahramji feat. mashti - my life
Dj a - piano dream
Rucyl - love in war (pete gust kid remix)
Asli güngör & ferhat göcer - kalp kalbe karsi hsyn krdy remix
Silky sunday - friend (sandy rivera remix)
Glender - echoes
Dave seaman - gobbledygook remixes (funkagenda repulse mix)
Riham - erja ya habebi (dj srulik einhorn remix)
Loreena mckennitt - marrakesh night market (v-sag remix)
Dj danjer feat. ash - my danjer sound
De-tuned - sitar
Dj tatana - spring breeze (martin roth summerstyle remix)
Sumo feat. rigas - tribute
Taho - shambhalla (wink interpretation)
Orkidea and david west - god’s garden
Etichette:
angel tears,
batina,
buddha,
dj,
marrakesh night market,
sandy rivera
0
commenti
Citazioni sul Dandy
"Che cosa fa il dandy? (...) Il dandy non fa niente. (...) E' la cicala nel formicaio, filo di raso viola che unisce i due lembi dell'accidia e della tracotanza. La sua è la maestà di chi ha capito tutto, ma lo volge in burla per il proprio divertimento - atteggiamento presuntuosamente aristocratico, lo stesso che fece notare André Breton a proposito dell'ufficiale-dandy Jacques Vaché: «disserviva con zelo». Non solo il dandy non fa nulla per propria attitudine, ma si impegna nello sforzo appassionato di non servire a niente, e quindi a nessuno. Chi rifiuta chi, a questo punto? E' la società che, spinta da un senso di nausea e, forse, di invidia verso quest'essere perniciosamente frivolo che non produce, lo mette al bando? Oppure è il dandy stesso a sfarfalleggiare via dalla massa brulicante di «voglio» e di «mio» per meglio riderne dall'alto di un evanescente trespolo?" (Massimiliano Mocchia).
"La passione in tutto. Desidero le più lievi cose perdutamente, come le più grandi e non ho mai tregua"
(G.D'Annunzio)
"Fra uomo e donna non può esserci amicizia. Vi può essere passione, ostilità, adorazione, amore, ma non amicizia"
(O.Wilde)
"...scelgo gli amici per la loro bellezza, i conoscenti per il loro buon carattere ed i nemici per l'intelligenza, è forse vanità questa?"
(O.Wilde)
"So resistere a tutto tranne che alle tentazioni". (O.Wilde)
"L'unico modo per liberarsi da una tentazione è cedervi." (O.Wilde)
"Dio ci ha dato la vita...tocca a noi darci alla bella vita!" (O.Wilde)
"Ogni santo ha un passato, mentre ogni peccatore ha un futuro".
(Oscar Wilde)
"Una sigaretta è il prototipo perfetto del piacere perfetto: è squisita e ci lascia insoddisfatti."
(Oscar Wilde)
"Non inventare assolutamente niente è un atto di genio puro e, in un'epoca commerciale come la nostra, indica un considerevole coraggio fisico." (O.Wilde)
"Il senso del dovere è simile ad un'orribile malattia. Distrugge i tessuti del pensiero come certe malattie distruggono i tessuti del corpo".
(Oscar Wilde)
"Lo scopo della vita è l'autosviluppo. Sviluppare pienamente la nostra individualità, ecco la missione che ciascuno di noi deve compiere".
(Oscar Wilde)
"Una carta del mondo che non contiene il Paese dell'Utopia non è degna nemmeno di uno sguardo, perché non contempla il solo Paese al quale l'Umanità approda di continuo. E quando vi getta l'àncora, la vedetta scorge un Paese migliore e l'Umanità di nuovo fa vela. Il progresso altro non è che il farsi storia delle utopie. L'Inghilterra non sarà mai civilizzata fino a quando non annetterà l'Utopia ai suoi domini."
(Oscar Wilde)
"La vita è un brutto quarto d'ora composto di momenti squisiti".(O.Wilde)
- No, signora; non posso permettermi disastri. Sono disposto solo all'Apocalisse.
"La bellezza lo appassiona: ma non come appassiona gli altri. Questi vedono ciò che c'è: lui quello che ci dovrebbe essere."
Esteta è chi guarda sempre dall'esterno di sé. Dandy chi guarda dal proprio interno.
"Il dandismo non è neppure, come sembrano credere molti sconsiderati, un gusto sfrenato del vestire e dell'eleganza materiale. Per il dandy perfetto tali cose sono unicamente un simbolo della superiorità aristocratica del suo spirito."
(Charles Baudelaire, Il pittore della vita moderna)
"Il modo di vestirsi è la rappresentazione esteriore della nostra filosofia della vita."
(Charles Baudelaire)
"Il bruto si copre, l'arricchito e lo sciocco si addobbano, solo l'uomo elegante si veste"(Honoré de Balzac, Trattato sulla vita elegante)
"Dopotutto, cos'è la moda! Dal punto di vista artistico è in genere una forma di bruttezza così insopportabile da essere costretti a cambiarla ogni sei mesi."
(Oscar Wilde)
"Il termine 'stravaganza' viene usato dai moralisti in difficoltà come la parola 'nervi' dai medici."
(Barbey d'Aurevilly, Del dandismo e di G. Brummel)
"Le vostre scarpe sono di una tale qualità che mi dureranno vent'anni; ho già sessant'anni, queste sono le ultime che vi ordino."(Lord George Brummel)
C'è più mistero nella sciarpa di seta scarlatta del dandy che nello Spirito del mondo.
Fatto, è il dandy, della stessa stoffa della sua sciarpa e delle sue parole…
"Un bel fiore all'occhiello è l'unica cosa che collega l'arte alla natura."
(Oscar Wilde)
"Cercate, se ci riuscite, a fermare un uomo che viaggia col suo suicidio all'occhiello!" (Jacques Rigaut)
"In certe ore, in certe luci, l'eleganza e la grazia pare si compiacciano di scendere dall'Olimpo per incarnarsi negli aspetti, nelle creature, nelle più umili cose di questa città primaverile. Tutto à una sua grazia." (Filippo de Pisis, Adamo o dell'eleganza)
"La poesia, nelle età semplici e primitive, fu dedicata alla bellezza delle forme fisiche della natura e dell'uomo; ciascun passo che essa ha mosso poi insieme alla società verso i nostri tempi di civiltà e di dolore parve unirla intimamente alle nostre sorti e alle sofferenze delle nostre anime. Ora, infine, solenne come la nostra religione o come il Destino, essa di qui deriva le sue maggiori bellezze"
(conte Alfred de Vigny)
Non vuole essere 'sereno': sereni non sono che i morti. Vuole, invece, esser vivo e inquieto: cioè dandy.
Felicità, infelicità…, che noia. Così identiche per tutti, così false!
Ogni volta che la gente è d'accordo con me, provo la sensazione di avere torto.
(Oscar Wilde)
Etichette:
balzac,
baudelaire,
d'annunzio gabriele,
dandismo,
dandy,
eleganza,
george brummel,
oscar wilde
0
commenti
Babbo natale in Mutande
mercoledì 25 marzo 2009
Anche Babbo Natale colpito dalla crisi.
La Finlandia, tradizionalmente patria di Santa Claus, ha deciso di monetizzare la sua quota all'interno del grande business del villaggio natalizio di Rovaniemi, dove si trova la casa di Babbo Natale, che ogni anno attira tanti turisti da ogni parte del mondo.
Lo Stato finlandese fa sapere che lascia spazio ad altri nel magico "affair" costruito intorno al vecchio più amato dai bambini.
A darne la notizia è l'edizione britannica di "Metro", dove si legge che ''colpita dalla recessione mondiale la Finlandia ha annunciato di aver messo in vendita la sua quota nella casa di Santa Claus.''
Sul mercato finirà il 32% del Santapark in Lapponia, dov'è situata la casa di Babbo Natale, tale quota sarà acquistata dalla Santa's Holding Oy che acquisterà anche quote nel parco della città di Rovaniemi e della società di viaggi Lapin Matkailu Oy: in questo modo la sua quota salirà al 56% del totale.
Chissà se gli ipotecheranno anche la slitta e le renne...povero vecchio Babbo Natale...
Etichette:
babbo natale,
casa,
cesso,
crisi,
finlandiaslitta,
lapponia,
metro,
renne,
rovaniemi,
santa claus,
santapark,
vendita
0
commenti
L'Uomo che rappresentò il Nulla
L'esempio di Joseph Kosuth e le sue ''First Investigations''
L'artista statunitense Joseph Kosuth uno dei padri dell'arte concettuale, a partire dal 1967, iniziò a produrre una serie di ingrandimenti fotografici di varie parole del vocabolario, sono le celebri First Investigations ( Prime Indagini). In una di esse dall'eloquente titolo 'Nothing' (Nulla), egli produce le gigantografie del termine 'nulla', così come lo ha trovato in differenti dizionari d'inglese. La scelta è doppiamente ambigua, inquanto il nulla è per definizione quanto di meno indefinile si possa immaginare, inoltre rappresentare il nulla significa impadronirsi di un concetto di fronte al quale la speculazione filosofica si arresta. Il nulla di Joseph Kosuth ,dunque, si esaurisce nelle sole definizioni, scientificamente vere anche se espressivamente fredde.
Tutto ciò perchè per Joseph Kosuth essere artisti nell'età moderna significa indagare la natura dell'arte, e per far questo occorre separare in modo netto il momento creativo, della pura ideazione, da quello realizzativo, cioè della pura tecnica.
Sembra poco, ma la denuncia dell'artista americano, è alquanto drammatica: Non v'è più spazio per un'arte che sia emozione e partecipazione, ma tutto è merce, perciò nel terrore di poter rendere l'arte un insignificante oggetto di consumo, come aveva fatto la pop generation, egli annulla l'oggetto stesso, cosicchè ogni idea artistica nasce e viene abortita nella testa di chi l'ha concepita.
(Il Bohemien)
L'artista statunitense Joseph Kosuth uno dei padri dell'arte concettuale, a partire dal 1967, iniziò a produrre una serie di ingrandimenti fotografici di varie parole del vocabolario, sono le celebri First Investigations ( Prime Indagini). In una di esse dall'eloquente titolo 'Nothing' (Nulla), egli produce le gigantografie del termine 'nulla', così come lo ha trovato in differenti dizionari d'inglese. La scelta è doppiamente ambigua, inquanto il nulla è per definizione quanto di meno indefinile si possa immaginare, inoltre rappresentare il nulla significa impadronirsi di un concetto di fronte al quale la speculazione filosofica si arresta. Il nulla di Joseph Kosuth ,dunque, si esaurisce nelle sole definizioni, scientificamente vere anche se espressivamente fredde.
Tutto ciò perchè per Joseph Kosuth essere artisti nell'età moderna significa indagare la natura dell'arte, e per far questo occorre separare in modo netto il momento creativo, della pura ideazione, da quello realizzativo, cioè della pura tecnica.
Sembra poco, ma la denuncia dell'artista americano, è alquanto drammatica: Non v'è più spazio per un'arte che sia emozione e partecipazione, ma tutto è merce, perciò nel terrore di poter rendere l'arte un insignificante oggetto di consumo, come aveva fatto la pop generation, egli annulla l'oggetto stesso, cosicchè ogni idea artistica nasce e viene abortita nella testa di chi l'ha concepita.
(Il Bohemien)
Etichette:
1967,
arte,
arte concettuale,
consumo,
dizionari,
first investigations,
ideazione,
indagare,
inglese,
Joseph Kosuth,
merce,
nulla,
oggetto,
statunitense
0
commenti
La Città degli Orologi a Cucù che Nuotano
Poesia scritta dopo un trip da assenzio durante il viaggio di ritorno da Praga.
Perso tra le nebbie d'una città fantasma
vo' vagando tra parchi d'un verde surreale e spicchi di luna
mentre
grottesche civette assise su d' un grosso faggio nodoso cantano i
versi di filastrocche per bambini e fumano sigari cubani a iosa
Apre la bocca allora fra nuvole di panna montata e bacche viola la
caverna umana che m' è innanzi e fra mille gorgoglii un ramarro verde
pistacchio che fa le bizze m'indica malvolentieri la strada per l'oblio
S'illumina poi un palazzo, e un vortice di colori e febbrili sapori,
scuotendomi come un tappeto persiano in un bazar di Samarcanda, mi scaraventa
nell'insueto labirinto sovrastante l' acque incantate d'un lago senza
tempo, fra teiere parlanti e scarpe col tacco che nuotano divertite facendo a gara con gli orologi a cucù.
(Il Bohemien)
Perso tra le nebbie d'una città fantasma
vo' vagando tra parchi d'un verde surreale e spicchi di luna
mentre
grottesche civette assise su d' un grosso faggio nodoso cantano i
versi di filastrocche per bambini e fumano sigari cubani a iosa
Apre la bocca allora fra nuvole di panna montata e bacche viola la
caverna umana che m' è innanzi e fra mille gorgoglii un ramarro verde
pistacchio che fa le bizze m'indica malvolentieri la strada per l'oblio
S'illumina poi un palazzo, e un vortice di colori e febbrili sapori,
scuotendomi come un tappeto persiano in un bazar di Samarcanda, mi scaraventa
nell'insueto labirinto sovrastante l' acque incantate d'un lago senza
tempo, fra teiere parlanti e scarpe col tacco che nuotano divertite facendo a gara con gli orologi a cucù.
(Il Bohemien)
Etichette:
a iosa,
assenzio,
bazar,
bizze,
civette,
filastrocche,
grottesche,
labirinto,
oblio,
orologi a cucù,
palazzo,
poesia,
praga,
ramarro,
samarcanda,
scarpe col tacco,
sigari cubani,
teiere
0
commenti
Mah, che strano...
Etichette:
bacia,
baciare,
bacio,
faccia,
grossa,
orecchie a sventola,
stranezze,
strano
0
commenti
Dopo ''Ceci n'est pas une pipe'' - ''Questo non è mica un pesce sega''
martedì 24 marzo 2009
(Il Bohemien)
Etichette:
arte,
ceci n'est pas une pipe,
gioco,
magritte,
pesce,
pesce sega,
questo non è mica un pesce sega,
scherzo,
sega,
surrealismo
0
commenti
Elogio della Prostituzione
lunedì 23 marzo 2009
''Elogio della Prostituzione'' dello scrittore futurista Italo Tavolato,scritto prima della famigerata Legge Merlin...
Sincera puttana! Sei tipo. Sfotti l'opinione pubblica e l'approvazione della società. Non metti in compromesso i tuoi caratteri con cristallizzazioni ideali. Oh tu, fiore di verità !
Eroica puttana ! Tra gli scherni e i dileggi aspetti coraggiosa il tuo maschio. Osi l’esperimento. Finché un giorno egli arriva, e selvaggio, irrompe in te, per darti gioie tali, come la madre non le conosce.
Formosissima puttana! tu lo sai quanto le carni del mestiere siano più belle delle maritate polpettone. Le vedi? — come, con sudata affettazione, si trascinano dietro i loro tafanari, onesti sì, ma grandi come case. E, sorgi tu laggiù, “quella vedova finestra, quell'eclissato sole, quello schifo, quel puzzo, quel sepolcro, quel cesso, quel mestruo, quella carogna, quella febbre quartana, quella estrema ingiuria e torto di natura”, quella virtuosa zitella, insomma? Ha una funzione: d'incorare te, puttana, a persistere nel peccato. Quante più ti sprofondi nel vizio, tanto più bella risorgi.
Comoda puttana ! Ci risparmi la grande svergognatezza della dichiarazione d'amore. Con te, le nostre labbra non sfiorano l’amaro calice delle convenzionali finzioni amorose. Con te finisce la tragicommedia dell’amore galante e cavalleresco, tutto lezi e sdolcinature, indegno dell'uomo. Non ci fai perder tempo e non ci leghi. Intensifichi la nostra vita, cara puttana!
Impudica puttana! Non hai mangiato la mela della morale, non temi, perciocché sei ignuda. Mostri tutto, anche le parolacce. Dai capelli alle piante dei piedi, non c’è zona del tuo corpo ove tu abbia localizzato la vergogna. Da te è sloggiato il pudore, la paura del corpo. Perciò ami la pulizia, perciò sei ricca di gesti e di colori.
Lontana puttana! Sogna, sogna l'impossibile, il tuo perfetto complemento! Lo sappiamo: quando parliamo a te, parliamo a noi. Puttana, la tua assenza ci arricchisce: aumenta la coscienza di noi stessi. A che valgono le barriere moralità, religione, nobiltà d'animo, dignità, contegno, entro cui si chiudono le donne perbene? Invitano la libidine a salti acrobatici. La tua costante infedeltà, invece, ci dimostra l'inesistenza dell'amor idillico. È la tua monumentale assenza, muta puttana, che ci insegna la via verso casa nostra : verso il mondo delle idee.
Stupida puttana ! Come son dolci le tue carezze ! Puttana, abisso d’incoscienza, caos d'illogicità, ti preferiamo alla donna saputina. Noi non ci cerchiamo in te. Ti avviciniamo per allontanarci, per essere maggiormente noi. — Come sai baciare ! Fecondi l'uomo. Gli dai gioia! Quella gioia che è creatrice al pari del dolore.
Artificiosa puttana ! Certi tristi scocciatori ti rimproverano il disonesto belletto, lo specchio, i pizzi, la seta, il taglio e il colore dell'abito. Sei innaturale e voluta. — E cosi sia. Anche il genio è voluto. — La natura manda peste e terremoti. Il perbenismo zoppica su piedi sudati, le unghie nere e i capelli appiccicaticci. Non è più rispettabile la puttana, lo “strumento del diavolo”, come dicevano i luminari della chiesa ?
Spengetevi, lumicini. Sia anche la notte. E trionfi anche il diavolo, per il trionfo della vita. Salve, dia-volo ! Ave puttana !
Etichette:
ave,
diavolo,
futurismo,
futurista,
italo tavolato,
legge merlin,
perbenismo,
prostituzione,
puttana,
vita
1 commenti
Il Primo Film Horror della Storia: ''Le Manoir du Diable'' di Georges Méliès
venerdì 20 marzo 2009
''Le Manoir du Diable'' è un cortometraggio diretto da Georges Méliès della durata di 2 minuti in bianco e nero. È spesso citato come il primo film horror della storia, anche se le scene del film muto sono caratterizzate da numerosi elementi di pantomima, la cui funzione era quella di far divertire il pubblico piuttosto che spaventarlo.
Il film fu proiettato la prima volta la vigilia di Natale del 1896 al teatro Robert Houdin, al numero 8 del boulevard des Italiens, a Parigi. Fu questo il primo film, seppur della durata di due minuti, a dare il via alla storia del cinema horror.
BUONA VISIONE:
Il film fu proiettato la prima volta la vigilia di Natale del 1896 al teatro Robert Houdin, al numero 8 del boulevard des Italiens, a Parigi. Fu questo il primo film, seppur della durata di due minuti, a dare il via alla storia del cinema horror.
BUONA VISIONE:
Gli epigoni del Vaudeville e del Bourlesque
giovedì 19 marzo 2009
Il Vaudeville è un genere teatrale nato in Francia a fine Settecento. Il Theatre du Vaudeville, primo teatro di gran successo in cui venivano rappresentate i vaudevilles, risale al 1792.
In seguito prese piede anche in Nord America dagli anni '80 dell'Ottocento fino agli anni '20 del Novecento, trasformandosi nel moderno spettacolo di Varietà.
La sua popolarità crebbe con lo sviluppo dell'industria e la crescita delle città nel Nord America, e declinò con l'introduzione dei film sonori e della radio.
L'origine del termine è oscura, ma viene solitamente considerata come una storpiatura dell'espressione francese voix de ville, ovvero "voce della città". Un'altra possibile etimologia è che sia derivata da un'altra espressione francese, Vau de Vire, una valle della Normandia celebre per delle particolari e tipiche canzoni su temi d'attualità.
Il termine si trova impiegato sin dal XV secolo per indicare non l'intero spettacolo bensì una canzone, eventualmente eseguita sulla scena, spesso di contenuto licenzioso o satirico.
Interpreti celebri del Vaudeville furono tra gli altri: L'eclettico ballerino e attore Fred Astaire, l'istrionico Charlot Charlie Chaplin,i mitici fratelli Marx, il comico dandy Buster Keaton, l'indimenticabile e indimenticato Totò (Al secolo Antonio De Curtis), e il grande Ettore Petrolini.
Eredi di tale genere possono essere forse considerati ora, in Italia, il simpatico gruppo musicale trash Elio e le Storie Tese, e Marcello Macchia(a.k.a. Maccio Capatonda di Mai Dire...) con i suoi sketches dal sapore grottesco e surreale.
Il Vaudeville, è stretto parete di un'altra forma di spettacolo molto in voga agli inizi del secolo scorso, il Burlesque, che da qualche anno ha fatto la sua ricomparsa nei cabaret di mezzo mondo, anche grazie al film 'Moulin Rouge' con la splendida Nicole Kidman, e alle piccanti esibizioni della regina piumata Dita von Teese già ex di Marilyn Manson.
Note Burlesque e Vaudeville si rilevano anche nell'originale varietà Chiambretti Night, in cui si amalgamano sapientemente in un mix geniale e gustosamente promiscuo le sexy esibizioni di Eve La Plume e Dana Mathews e le gag di quelle simpatiche sfingi umane di Costantino della Gerardesca, del pianista Johnatan, e delle altre bizzarre comparse che 'Pierino la Peste' ha saputo sapientemente convogliare in uno studio-night club veramente chic.
Il Bohemien
Il Dandy e Lo Snob
Articolo gentilmente sgraffignato dal sito www.noveporte.it
Il Dandy e Lo Snob
Si tende spesso a confondere la vestigione del dandy con quella dello snob, che cerca nell'abito la sua definitiva differenza dalla sua classe. Non esiste una "moda dandistica", come invece dichiarano certi giornali di moda oggigiorno.
L'eleganza del dandy non è che un mezzo di espressione: egli ricerca la bellezza, a tutti i costi - e cerca di esprimere la sua inimicizia con la moda e la società. Una giacca non è pratica? ma certamente è più bella di un giubbotto di jeans. La cravatta è inutile/scomoda/fastidiosa? meglio una cravatta di un colletto aperto su un petto ricoperto di peli, o glabro e bianchiccio. L'abito del dandy è l'ornamento al suo Se; l'abito vuole mostrare chi lo porta e la bellezza dell'abito in sè; mentre, snobisticamente parlando, l'abito mostra di essere firmanto, alla moda. Poco importa se i colori sono orrendi (sono alla moda!), se il materiale è vile, ma il prezzo altissimo (è alla moda!), se quelle scarpe fanno apparire il piede di venti centimetri più lungo, o se la camicia ha un colletto che tra pochi mesi verrà giudicato da tutti ridicolo, - è alla moda!
L'eleganza del dandy è, si è capito, sottilmente démodé. Il disprezzo di Barbey d'Aurevilly per "il gusto e le idee contemporanee" si traduceva in un guardaroba devoto ai dettami della moda del 1830. Anche Wilde, dopo le eccentricità del periodo estetico, si era tramutato in un dandy fastosamente démodé; riproducendo uno stile passato, Wilde voleva opporre al peso crescente del futuro, il fascino malinconico del passato, la filologia compita della frivolezza, il lusso di non farsi trascinare dalla moda, la moda che uguaglia, uniforma, livella.
Beardsley vestiva completamente in diverse tonalità di grigio. Il pittore Whistler interamente di bianco e nero, ma con una lieve nota di colore nel fazzoletto da taschino. Anche Baudelaire aveva adottato questo tipo di divisa, tanto da venir chiamato dai critici e dai conoscenti 'monsignor Brummel'; il suo tocco di colore era dato dai guanti: primula, rosa, gialli. E da una sciarpa oltraggiosamente rossa, che metteva solo ai funerali. I suoi papillon erano fatti su misura, seguento un suo preciso disegno, tanto per sbeffeggiare inconsapevolmente, e in anticipo, la manìa dell'abito in serie. Un dandy ottocentesco oggi, vedendo una giacca moderna, oltre a notarne la scandalosa bruttezza, noterebbe migliaia di difetti che oggi non saremmo neanche più capaci di individuare.
Il dandy non subisce mai la moda, anzi, a volte si diletta ad esserne il fiero assassino.
e Come vestiva
La "divisa estetica": secondo Wilde, ogni esteta, durante le cerimonie, occasioni importanti o serate di gala, o ancora più semplicemente quando gli andava, doveva indossarla mostrando al mondo la sua anima completamente proiettata verso la bellezza. Essa era composta da un paio di pantaloni lunghi fino al ginocchio, che oggi chiameremmo 'alla zuava' - ma differentemente da questi erano molto attillati, di velluto scuro; delle lunghe calze di seta scure e degli scarpini di vernice neri con dei lunghi fiocchi; una giacca da frac con le code piatte; una camicia bianca con lo sparato altrettanto candido e inamidato, il papillon bianco da frac. Wilde variava poi in diversi modi la sua 'divisa': invece della giacca da frac e della camicia da sera, indossava una giacca corta ed un morbido panciotto di velluto, e un fazzoletto da collo, sovente azzurro o verde.
Con tale divisa, egli si faceva accogliere nei salotti mondani di Londra, e si mostrò abbigliato allo stesso modo durante il suo lungo giro di conferenze che tenne in America. Proprio là, Wilde veniva spesso criticato dai giornali, e preso in giro volgarmente per il suo abbigliamento; tentò allora, durante alcune conferenze, di vestirsi normalmente, ma l'evidente delusione del pubblico lo costrinse a cambiare idea.
La divisa estetica di Oscar Wilde non era che la divisa che veniva usata allora dalla Massoneria Inglese, ancora oggi in uso in alcune logge, della quale Wilde era stato un felice membro durante la gioventù. Ma non era nuova, tra i dandy, l'uso di una sorta di 'divisa': per primo Brummel lanciò la moda della giubba blu dai bottoni d'oro abbinata ai pantaloni color crema, assai attillati, con i lucidi stivali neri al ginocchio; e, tra gli alti risvolti della giubba, abbagliava per il suo candore la cravatta, morbida scultura, alla quale il Beau dedicava molte ore di pazienza. In seguito, Baudelaire adottò come 'divisa' una lunga mantella nera, un largo papillon altrettanto scuro, tagliato di sbieco, ed un completo comprendente uno stretto panciotto dall'abbottonatura assai accollata, del quale venivano sbottonati i primi tre o quattro bottoni. Sostituendo il nero baudelariano al grigio, il conte Montesquiou possedeva un'infinità di finanziere in infinite variazioni di questo colore, lo stesso preferito da Beardsley. D'Annunzio, invece di destreggiarsi con un solo colore, preferiva dare al suo guardaroba lo sgargiante sfavillìo della varietà più totale, sempre usando, però, sotto tutti gli abiti, delle camicie da un alto colletto duro, nelle foggie più disparate. Il dandy novecentesco preferiva invece non farsi troppo notare tra la folla, indossando abiti sì perfetti, e tagliati su misura, ma assai poco particolari se giudicati da un occhio inesperto. La "cravatta discreta" di Jacques Rigaut, come la descrive Man Ray nella sua autobiografia, o gli abiti, tanto scuri da sembrare neri, uniti a delle cravatte scure allo stesso modo, di La Rochelle e Malraux sono solo pochi esempi della fine eleganza, lontana dallo sfarzo decadente, dei dandy del Novecento.
Il Dandy e Lo Snob
Si tende spesso a confondere la vestigione del dandy con quella dello snob, che cerca nell'abito la sua definitiva differenza dalla sua classe. Non esiste una "moda dandistica", come invece dichiarano certi giornali di moda oggigiorno.
L'eleganza del dandy non è che un mezzo di espressione: egli ricerca la bellezza, a tutti i costi - e cerca di esprimere la sua inimicizia con la moda e la società. Una giacca non è pratica? ma certamente è più bella di un giubbotto di jeans. La cravatta è inutile/scomoda/fastidiosa? meglio una cravatta di un colletto aperto su un petto ricoperto di peli, o glabro e bianchiccio. L'abito del dandy è l'ornamento al suo Se; l'abito vuole mostrare chi lo porta e la bellezza dell'abito in sè; mentre, snobisticamente parlando, l'abito mostra di essere firmanto, alla moda. Poco importa se i colori sono orrendi (sono alla moda!), se il materiale è vile, ma il prezzo altissimo (è alla moda!), se quelle scarpe fanno apparire il piede di venti centimetri più lungo, o se la camicia ha un colletto che tra pochi mesi verrà giudicato da tutti ridicolo, - è alla moda!
L'eleganza del dandy è, si è capito, sottilmente démodé. Il disprezzo di Barbey d'Aurevilly per "il gusto e le idee contemporanee" si traduceva in un guardaroba devoto ai dettami della moda del 1830. Anche Wilde, dopo le eccentricità del periodo estetico, si era tramutato in un dandy fastosamente démodé; riproducendo uno stile passato, Wilde voleva opporre al peso crescente del futuro, il fascino malinconico del passato, la filologia compita della frivolezza, il lusso di non farsi trascinare dalla moda, la moda che uguaglia, uniforma, livella.
Beardsley vestiva completamente in diverse tonalità di grigio. Il pittore Whistler interamente di bianco e nero, ma con una lieve nota di colore nel fazzoletto da taschino. Anche Baudelaire aveva adottato questo tipo di divisa, tanto da venir chiamato dai critici e dai conoscenti 'monsignor Brummel'; il suo tocco di colore era dato dai guanti: primula, rosa, gialli. E da una sciarpa oltraggiosamente rossa, che metteva solo ai funerali. I suoi papillon erano fatti su misura, seguento un suo preciso disegno, tanto per sbeffeggiare inconsapevolmente, e in anticipo, la manìa dell'abito in serie. Un dandy ottocentesco oggi, vedendo una giacca moderna, oltre a notarne la scandalosa bruttezza, noterebbe migliaia di difetti che oggi non saremmo neanche più capaci di individuare.
Il dandy non subisce mai la moda, anzi, a volte si diletta ad esserne il fiero assassino.
e Come vestiva
La "divisa estetica": secondo Wilde, ogni esteta, durante le cerimonie, occasioni importanti o serate di gala, o ancora più semplicemente quando gli andava, doveva indossarla mostrando al mondo la sua anima completamente proiettata verso la bellezza. Essa era composta da un paio di pantaloni lunghi fino al ginocchio, che oggi chiameremmo 'alla zuava' - ma differentemente da questi erano molto attillati, di velluto scuro; delle lunghe calze di seta scure e degli scarpini di vernice neri con dei lunghi fiocchi; una giacca da frac con le code piatte; una camicia bianca con lo sparato altrettanto candido e inamidato, il papillon bianco da frac. Wilde variava poi in diversi modi la sua 'divisa': invece della giacca da frac e della camicia da sera, indossava una giacca corta ed un morbido panciotto di velluto, e un fazzoletto da collo, sovente azzurro o verde.
Con tale divisa, egli si faceva accogliere nei salotti mondani di Londra, e si mostrò abbigliato allo stesso modo durante il suo lungo giro di conferenze che tenne in America. Proprio là, Wilde veniva spesso criticato dai giornali, e preso in giro volgarmente per il suo abbigliamento; tentò allora, durante alcune conferenze, di vestirsi normalmente, ma l'evidente delusione del pubblico lo costrinse a cambiare idea.
La divisa estetica di Oscar Wilde non era che la divisa che veniva usata allora dalla Massoneria Inglese, ancora oggi in uso in alcune logge, della quale Wilde era stato un felice membro durante la gioventù. Ma non era nuova, tra i dandy, l'uso di una sorta di 'divisa': per primo Brummel lanciò la moda della giubba blu dai bottoni d'oro abbinata ai pantaloni color crema, assai attillati, con i lucidi stivali neri al ginocchio; e, tra gli alti risvolti della giubba, abbagliava per il suo candore la cravatta, morbida scultura, alla quale il Beau dedicava molte ore di pazienza. In seguito, Baudelaire adottò come 'divisa' una lunga mantella nera, un largo papillon altrettanto scuro, tagliato di sbieco, ed un completo comprendente uno stretto panciotto dall'abbottonatura assai accollata, del quale venivano sbottonati i primi tre o quattro bottoni. Sostituendo il nero baudelariano al grigio, il conte Montesquiou possedeva un'infinità di finanziere in infinite variazioni di questo colore, lo stesso preferito da Beardsley. D'Annunzio, invece di destreggiarsi con un solo colore, preferiva dare al suo guardaroba lo sgargiante sfavillìo della varietà più totale, sempre usando, però, sotto tutti gli abiti, delle camicie da un alto colletto duro, nelle foggie più disparate. Il dandy novecentesco preferiva invece non farsi troppo notare tra la folla, indossando abiti sì perfetti, e tagliati su misura, ma assai poco particolari se giudicati da un occhio inesperto. La "cravatta discreta" di Jacques Rigaut, come la descrive Man Ray nella sua autobiografia, o gli abiti, tanto scuri da sembrare neri, uniti a delle cravatte scure allo stesso modo, di La Rochelle e Malraux sono solo pochi esempi della fine eleganza, lontana dallo sfarzo decadente, dei dandy del Novecento.
Etichette:
d'annunzio gabriele,
dandy,
eleganza,
estetismo,
la rochelle,
moda,
oscar wilde,
snob
0
commenti
Cos'è il ''Rasoio di Occam''?
A questo punto vi starete certamente chiedendo cos'è il ''Rasoio di Occam'', bene, il "Rasoio di Occam" - dal nome del francescano che lo formulò, tale William of Occam - è il principio secondo il quale la spiegazione più semplice di un problema è, con tutta probabilità, quella che corrisponde più da vicino alla realtà dei fatti, e viene normalmente invocato nelle argomentazioni più complesse, dove spesso si rischia di perdere di vista l'oggetto stesso della discussione, ad esempio tale principio viene adoperato in filosofia e nelle scienze.
Tale principio, alla base del pensiero scientifico moderno, nella sua forma più semplice suggerisce l'inutilità di formulare più assunzioni di quelle strettamente necessarie per spiegare un dato fenomeno: il rasoio di Ockham impone di scegliere, tra le molteplici cause, quella che spiega in modo più semplice l'evento.
La formula, utilizzata spesso in ambito investigativo e - nel moderno gergo tecnico - di problem solving, recita:
« Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem. »
« Non moltiplicare gli elementi più del necessario. »
oppure
« Pluralitas non est ponenda sine necessitate. »
« Non considerare la pluralità se non è necessario. »
oppure ancora
« Frustra fit per plura quod fieri potest per pauciora. »
« È inutile fare con più ciò che si può fare con meno.
Riepilogando il buon frate riteneva che: "A parità di fattori la spiegazione più semplice tende ad essere quella esatta".
Iscriviti a:
Post (Atom)