La Città degli Orologi a Cucù che Nuotano

mercoledì 25 marzo 2009

Poesia scritta dopo un trip da assenzio durante il viaggio di ritorno da Praga.

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Perso tra le nebbie d'una città fantasma
vo' vagando tra parchi d'un verde surreale e spicchi di luna
mentre
grottesche civette assise su d' un grosso faggio nodoso cantano i
versi di filastrocche per bambini e fumano sigari cubani a iosa


Apre la bocca allora fra nuvole di panna montata e bacche viola la
caverna umana che m' è innanzi e fra mille gorgoglii un ramarro verde
pistacchio che fa le bizze m'indica malvolentieri la strada per l'oblio


S'illumina poi un palazzo, e un vortice di colori e febbrili sapori,
scuotendomi come un tappeto persiano in un bazar di Samarcanda, mi scaraventa
nell'insueto labirinto sovrastante l' acque incantate d'un lago senza
tempo, fra teiere parlanti e scarpe col tacco che nuotano divertite facendo a gara con gli orologi a cucù.

(Il Bohemien)

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