Ancor prigioniero della forma
strisciando a mani e piedi nudi
sulla superfice scabra d'un marciapiede
giungo, trangugiando bocconi amari
di tramezzini e noisettes raffermi, nel sottobosco asfittico
di un centro commerciale
La nausea avvampa
dai meandri della mia coscienza
rendendomi iperirritabile e pronto a tutto
anche ad uccidere se fosse necessario,
cerco così d'acquietare la bestia anarchica che è in me affogandola in fiumi
d'assenzio
assentando il mio essere
Così all'improvviso preso come da un marasma
non odo più l'olezzo canceroso della plastica
e dei panzerotti fritti e rifritti a ribollire untuosi nelle scodelle d'alluminio,
le mie orecchie non ascoltano più
il tintinnio della cassa
e le stridenti risa delle cavallette fameliche
che scelgono la preda più conveniente
Immerso nel pallido ma sereno mondo della mia mente
fra un firmamento di punti neri
e paesaggi virtuali infinitamente candidi
riesco solo a percepire colle antenne dell'anima
il rumore
d'un'anfora antica
posata su di un tavolo
e le frequenze del pensiero
che trapassando le finestre dell'infinito
naufragano nelle bianche stanze d'una città metafisica
0 commenti:
Posta un commento