Homo Homini Servus

venerdì 24 aprile 2009

"Il tuo valore risiede nell'utilità che l'altro può trarre da te"

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Se becco Benigni gli ammacco ambedue gli occhi, lo riduco come un panda e lo mando in Cina a mangiare canne di bambù: La vita è bella, una stronzata maggiore di questa non l'avevo sentita prima di quello stramaledetto film ( che poi, la vita è bella...chissà che avrebbero detto quei sei milioni di poveracci infornati come dei polli arrosto...): La vita fa proprio schifo, altro che bella, ogni giorno c'è un nuovo problema, una nuova sfida( direbbero quelli fighi, quelli che ce l'hanno fatta...non cantate vittoria...), ma che sfida? Che lotta? Che gusto c'è nel lottare, nell'imporsi dei traguardi e soffrire come bestie per raggiungerli? Nel costruirsi addosso schemi precostituiti, gabbie di frustrazione, nel rispettare gli altri, nel rispettare le buone maniere? Me ne fotto degli altri, me ne fotto di quello che gli altri pensano di me, come diceva il grande Carmelo Bene (Che D'Io l'abbia in gloria)"Non sono quì per piacervi".

Il problema è che su questa schifezza di pianeta ci sono almeno altri sei miliardi di teste di cazzo, che non fanno altro che chiedere, volere, desiderare, soffrire, ridere, piangere, godere, mangiare, dormire, scopare, procreare, per poi un bel giorno morire ed essere gettati in pasto ai vermi, e che meraviglia delle meraviglie pretendono rispetto, ma che rispetto volete, siete solo chiacchiere e distintivo( direbbe De Niro ndr), anzi siete solo chiacchiere e polvere, che rispetto dovrei avere per la polvere?

Mi chiedo che senso abbia veramente la vita, ma soprattutto perchè dobbiamo rispettare gli altri, vivere di circostanze, porci dei limiti, conseguire titoli di studio, cercare lavoro, quando questa è l'unica vita che abbiamo. Cazzo, godiamocela, dovremmo mettere tutti i soldi che abbiamo in comune, organizzare maxiorge, non lavorare più, stare stravaccati a non far niente da mattina a sera; invece no, ognuno si sente in dovere di lavorare, ma perchè lavorate porca miseria?

E' un riflesso condizionato il lavoro, se domattina metà degli abitanti della Terra smettesse di lavorare, sono sicuro al 100% che l'altra metà la seguirebbe a ruota, perchè in realtà l'uomo lavora perchè è schiavo dei suoi simili, è schiavo del sociale, a dimostrazione di ciò vi propongo un esempio a dir poco eloquente su quanto l'uomo sia pecorone: "Nel 1970 due psicologi americani, Bibb Latané e John Darley, condussero un esperimento che dimostrava come le informazioni utilizzate da un soggetto per definire un evento insolito non derivino soltanto dall'osservazione diretta da parte del soggetto stesso ma anche dal comportamento delle altre persone che assistono alla scena.


L'esperimento prevedeva la convocazione di alcuni studenti in una sala d'aspetto per compilare un questionario. In alternanza era prevista la presenza di un solo soggetto ignaro, la presenza di più soggetti ignari o la presenza di un soggetto ignaro e due complici. Mentre i partecipanti erano concentrati nel rispondere alle domande un fumo bianco veniva fatto uscire da una fessura sotto la porta cominciando a riempire la stanza. Quando i soggetti sperimentali erano soli, entro i primi minuti uscivano in corridoio per avvertire qualcuno. Nei casi in cui erano in gruppo, invece, soltanto il 38% di loro cercava di avvisare qualcuno entro i primi 6 minuti, percentuale che non mutava nel caso in cui nella stanza ci fossero soltanto soggetti ignari oppure i complici debitamente istruiti a fingere disinteresse per quanto avveniva intorno a loro". (Wikipedia)



Cioè capite, anteponiamo il sociale alla nostra stessa sopravvivenza, gli animali riderebbero di noi, ciò dimostra quanto sia vana la nostra presunzione di essere superiori agli animali, ma soprattutto, di essere liberi ed autosufficenti.

La verità è evidente che sia un'altra, e cioè è che siamo schiavi: Schiavi dei rapporti interpersonali, schiavi dei nostri genitori, schiavi dei nostri fratelli, dei nostri parenti, schiavi della nostra ragazza o della nostra solitudine, degli amici, del portinaio, del vicino di casa, del vigile urbano, della banca, del denaro, del nostro lavoro, del nostro non lavoro ( quando gli altri lavorano e noi no...), schiavi dell'amore e del fottutissimo rispetto. Ebbene sì, Rousseau non si sbagliava quando asseriva che l'uomo è nato libero ma è ovunque in catene. Sveglia, fermate la catena di montaggio imparare a godere.


3 commenti:

Anonimo ha detto...

Questo è un evidente sfogo di frustrazione che nasce dopo un lungo periodo in cui non si è fatto un cazzo dalla mattina alla sera e quando ci si rende conto di essere del tutto inutili alla società.
Esistere per non far nulla? e perché non suicidarsi allora? Perché voler comunicare la propria onniscienza agli altri?

L'uomo è un animale sociale.
L'uomo si organizza a fronte di problemi laddove è inefficace da solo.
L'uomo, o meglio il suo istinto, lo spinge a fare tutto ciò che hai elencato tu in maniera superflua.
I ritmi sono troppo frenetici? Beh questo è inevitabile nella metropoli simmeliana, dopotutto l'uomo pur essendo animale sociale è anche "homini lupus" e a stretto contatto con i suoi simili farà di tutto per scavalcarli e trovarsi in una posizione dominante.
Squallido vero?
Tu che ti reputi così diverso fai esattamente lo stesso gioco, solo scegli altre vie per prevaricare gli altri. Caro "trendy" perchè "dandy"...
Il tuo atteggiamento intellettuale è frutto di ideologia consumista alla stregua del manager nel SUV, il movimento perpetuo per rendersi diverso e più accattivante nei confronti di un obiettivo. Il tuo obiettivo occupa nicchie diverse, ma il gioco è lo stesso.

Anonimo ha detto...

esemplifico un attimo il concetto di organizzazione:
Mettiamo che un torrente è prosciugato a causa di una diga naturale che si è formata con la caduta di alberi vecchi.
Ci si organizza a fronte del problema per il quale è necessaria la collettività (o parte di essa) per ovviare ad esso, è anche vero che c'è bisogno di un politico che spieghi a tutti qual'è il problema e perché bisogna risolverlo tutti insieme.
Il problema è di interesse generale e pertanto risolverlo creerà benefici per tutti.
Se nel far fronte al problema qualcuno si prostituisce, o meglio, offre la sua manovalanza soltanto per un fine economico e si disinteressa allo scopo, (coltiva il proprio giardino) poiché ritiene che con quella remunerazione possa attuare i propri piani individuali di assoggettamento del prossimo credendo di scegliere la via più breve al successo, in realtà creerà consenso incontrollato nella figura del politico che potrebbe fare scelte individuali per oggetti di pubblico interesse. Ad esempio potrebbe non limitarsi a risolvere il problema, ma costruire una diga artificiale con la quale controllare il futuro ed il volere dei cittadini, troppo impegnati a spendere lo stipendio ricevuto dalla costruzione per poter prevalicare gli altri.
Come diceva Tocqueville la morte della democrazia è nella perdita di interesse nella cosa pubblica.
ps: E. Ford ha fottuto allo stesso modo i propri operai.

Il Bohemien: ha detto...

Si, ma il problema è proprio questo: Non si sfugge dalla catena di montaggio, e i nostri carcerieri siamo proprio noi stessi quando ci uniformiamo al pensiero dominante, quando ci facciamo problemi non dettati dal nostro volere, ma da quello degli altri( stato, chiesa, famiglia, consuetudini...), e anch'io ci sono dentro fino al collo, non mi illudo infatti di essere sfuggito alla macchina, ma solo di essermi reso conto di essere incatenato a differenza dei molti zombies che affollano le strade del mondo in cerca di chissà che cosa...Concludendo, ciò che mi da fastidio è proprio l'ipocrisia dei rapporti interpersonali, i finti sorrisi e le pugnalate dietro le spalle, tutti atteggiamenti malcelati dalla fitta coltre di buonismo che ammorba la società moderna. Giù le maschere e mostriamo i nostri veri volti di vicendevoli carnefici.

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