Catholics do it better

sabato 4 aprile 2009

Dal Sito: Madsex

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È notte, lei è in ginocchio nelle docce del dormitorio e si dedica anima (è proprio il caso di dirlo) e corpo a una magistrale fellatio. Lui, sorpreso dalla qualità sopraffina della prestazione full contact della santerellina e dal piacere che lei stessa ne trae, domanda ingenuamente: “Ma chi ti ha insegnato?”. Lei, arrossendo appena: “Il parroco, da ragazza”. Ecco una delle tante esilaranti scene che troverete in uno dei libri più irriverenti e geniali degli ultimi tempi, Come sedurre la cattolica sul cammino di Compostela di Étienne Liebig (ed. Castelvecchi). Diario di viaggio, inchiesta sociologica e psicologica, anche un po’ Bildungsroman, il libro racconta le allegre e faticose vicissitudini dell’autore che percorre a piedi, come di regola dal Medioevo, il cammino dei pellegrini diretti dalla Francia alla cattedrale di Santiago di Compostela, in Spagna. Con un obiettivo assai libidinoso: sedurre (per usare un termine gentile) quante più pellegrine possibile, in una sorta di delirio dei sensi in cui la temperanza e la rinuncia svaniscono, un accesso ed eccesso di collezionismo della carne tanto più furioso quanto più lo spirito religioso delle sue vittime è, dapprincipio e solo a parole, forte e inflessibile. Per dimostrare cosa? “Ho scritto questo diario contro una forma di pensiero che rende gli uomini schiavi. Contro un dogma surreale… perché anche dopo duemila anni il primo bersaglio della Chiesa è la sessualità. Anche la mia, quindi. E l’unica difesa contro l’oppressione religiosa e sessuale è godere, godere e ancora godere, foss’anche con quelle stesse donne che diffondono un oscurantismo medievale - anzi, soprattutto con quelle - perché al piacere di ricondurle alle gioie della carne potrò aggiungere la subdola soddisfazione di aver fatto trionfare la Ragione”. cover_filosa.jpg
Ed ecco allora che da subito l’autore inanella una serie di vittorie con velocità e facilità tali da sorprendere anche se stesso. Béa, in pellegrinaggio con il marito, si fa “castigare” due volte nello stesso pomeriggio, mugolando con il crocifisso d’oro in bocca, nominando il nome di Dio invano nei momenti-climax, compiendo volentieri atti contro natura. E alla sera, mentre tenta di dormire, lo stremato Liebig sente Béa e il marito nella camera accanto impegnati in un amplesso selvaggio, e capisce di essere stato in realtà concupito da lei con il consenso di lui. Allora medita sull’ambiguità dei cattolici: “Fanno come tutti gli altri, scendono a patti con la morale, fanno giochetti perversi per ricreare il brivido dopo dieci anni di matrimonio? La religione ha imparato da secoli a venire a patti con gli istinti animaleschi: a loro la notte, a lei il giorno”. E conclude: “Dio chiude bottega alle otto di sera, come i pizzicagnoli”. Che dire poi della splendida Muriel? Dopo essersi portata a casa l’autore, non si nega davvero nulla, e nulla a lui nega, nemmeno le fantasie più lubriche sibilate nell’orecchio (e alla malora il sesto comandamento, così come il vizio capitale della lussuria). Una donna che a Étienne piace parecchio, perché in tutto quello che fa, fosse anche cucinare una omelette, c’è una sensuale serenità da vergine pronta al martirio che non può non eccitare chiunque.
Liebig è abile con le parole e i trucchi, anche bassi, della seduzione. E sfrutta, da invidiabile opportunista, le crepe, a volte veri e propri crepacci, nella corazza delle signorine. D’altra parte, quando fede e libido sono ardenti, bisogna pur trovare un punto d’incontro. “Divieto e trasgressione, angelo e bestia, santità e umanità. Il buon cattolico non si riconosce forse dal senso di colpa?”. Sì e no, anche perché le sedotte mandano gioiosamente al diavolo il rimorso (comunque senz’altro preferibile al rimpianto). Come l’integralista estrema Gwendoline, 36 anni, elettrice di ultradestra, che si fa sodomizzare di notte all’interno di una cappella funeraria di un cimitero. E che il mattino dopo, invece di essere prostrata dall’obbligatorio senso di colpa, senza adoperare le tipiche scuse (“non ero in me, avevo bevuto” e così via) propone un’orgia con le sue due amiche, in modo che anche loro possano godere di quel meraviglioso dono del Signore (che sia carità cristiana?). Il tutto raccontato con uno stile che rende quasi comiche e spesso grottesche le scene di sesso, delle quali non ci viene risparmiato alcun dettaglio, nemmeno il linguaggio da scaricatore di porto delle pellegrine timorate di Dio.
Che i cattolici più o meno integralisti battano con accanimento la strada del piacere della carne è cosa che oggi non sorprende più nessuno. E i pochi stupefatti è bene che aprano gli occhi, a maggior ragione perché non è una novità di questi tempi che si suol definire corrotti (oggi, semmai, si gioca con la tipica doppia e tripla morale un po’ più liberamente). Già una trentina e più di anni fa, a Milano si pescava a piene mani (indifferentemente dall’appartenenza politica) nel ricchissimo acquario delle ragazze di Comunione e Liberazione, dell’Azione Cattolica, delle collegiali delle Orsoline e Marcelline… E centinaia di gruppettari della sinistra extraparlamentare partivano per i raduni estivi della comunità di Taizé, in Francia, dove eserciti di giovani da tutta Europa mescolavano i loro feromoni eccitati e raggiungevano l’estasi non divina, bensì quella indotta dalle canne e dalle endorfine dopo l’orgasmo. In più, testimonia lo stesso Liebig, “All’ultima Giornata mondiale della gioventù, ragazze e ragazzi assediavano i bagni pubblici, e si chiudevano insieme”.
Allora dove sta la novità del libro? Innanzitutto nessuno aveva mai intrapreso uno studio statistico così accurato sull’argomento (prendendo per vero tutto ciò che l’autore racconta). E poi, era francamente difficile immaginare tale lascivia, tale dissolutezza in donne che si suppone tanto intrise di spiritualità e spirito di sacrificio da percorrere a piedi anche 1.500 chilometri sulla strada della salvezza dell’anima. Ma, evidentemente, il desiderio cacciato a calci nella cantina più nascosta e oscura, quando si è lontani da casa, nella natura, in una sorta di vacanza anche dal proprio Io più quieto e obbediente, morde e urla finché non esplode in forme devastanti. Ed è proprio così che appaiono le cattoliche di Liebig: donne sotto pressione, che aspettano solo chi tolga loro il tappo. E quando avviene, non c’è gara: si danno con quella completezza e impudicizia che viene in egual misura tanto dal peccato quanto dall’atteso castigo (spesso richiesto addirittura come tema dominante del rapporto sessuale, ed è per questo che le cattoliche sono le “vittime” perfette di una relazione sadomaso). In fondo è il principio cardine del cattolicesimo, spiega Liebig: perdizione e redenzione, macerazione e mortificazione, tutto un “Punitemi perché ho peccato, salvatemi perché ho confessato”. La confessione, appunto, il detergente assoluto dell’anima sempre a portata di mano. Tutto sommato c’è da invidiare il vero credente, perché con qualche Ave Maria e Padre Nostro e Atto di dolore se la cava sempre in scioltezza. Pronto a commettere il successivo, esaltante peccato.

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